FROSINONE – Il turismo ciociaro si rimette in moto per la bella stagione, che per ragioni di sicurezza farà a meno dei consueti grandi eventi, per concentrarsi sul turismo lento. Con il programma Grand Tour 2020, il territorio si propone in ben 10 itinerari tematici fra spiritualità, storia, arte, natura e gusto, compresi di offerte convenzionate con strutture ricettive, buoni sconto e concorsi a premi. Ecco i nostri suggerimenti per uno slow tourism consapevole.
Si tenta un recupero della normalità, dopo mesi di stop forzato delle attività produttive causato dall’emergenza Coronavirus. A soffrire sono state soprattutto, in un Paese come l’Italia, le imprese dedite alle attività turistiche e culturali, che fanno del contatto umano e degli spostamenti fisici alcuni dei presupposti fondamentali per il loro essere. Visite virtuali e smartworking hanno certo offerto validi spunti di lavoro di cui fare tesoro anche per il futuro, ma anche in un’epoca in cui si parla oltremodo di iper-connessione e mancanza di rapporti umani, ci siamo resi conto che in fondo di rapporti ne avevamo eccome. È proprio vero che, come disse Piero Calamandrei durante un discorso agli studenti milanesi nel 1955, la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Parole che il padre costituente pronunciò con la cognizione e la memoria di uno dei momenti più cupi della storia, che videro una guerra ben più sanguinosa di quella evocata nei mesi scorsi, dai più combattuta dalla postazione del proprio divano con il telecomando di Netflix in mano. Sarà un caso o forse no, che proprio ieri 30 maggio, ricorresse la contestazione di Giacomo Matteotti in parlamento contro i brogli elettorali fascisti e che il tragico omicidio di quest’ultimo, avvenuto pochi giorni dopo (10 giugno 1924), abbia segnato l’inizio della militanza politica dello stesso Calamandrei. Sta di fatto che la riappropriazione della nostra libertà, che stiamo oggi compiendo in modalità e contro nemici molto differenti da quelli di ieri, avviene ridisegnando frontiere personali e comuni, laddove i confini sono stati a lungo quelli delle nostre abitazioni e ci ritroviamo ora a fare i conti con una nuova paura dell’altro, da tenere a distanza di sicurezza. Divisioni che si aggiungono a quelle preesistenti, come dimostra l’uccisione di George Floyd a Minneapolis da parte di un poliziotto. L’ennesimo omicidio a sfondo razziale, che scuote con nuove violente proteste un’America mai guarita da fratture antiche.
Scenari complessi ai quali il mondo tenta di rispondere al meglio, da prospettive globali e locali. Punti di partenza sono sicuramente i grandi settori produttivi dell’economia. Una potenza indispensabile che rischia di rimanere senza controllo se lasciata in balia di sé stessa. Da questo punto di vista il mondo della scuola e più in generale della cultura, tanto blasonati a parole ma sempre marginali nei fatti, rivendica la propria centralità anche negli anni XX del nuovo millennio. Non la cultura da superattico che pochi mesi fa dava il buon esempio a colpi di aperitivi antirazzisti mentre la curva dei contagi schizzava e neppure, si spera, quella del #saremomigliori o #andratuttobene belati in maniera ebete dai balconi e sul web, e poi puntualmente smentiti dalle pagine di cronaca. Più auspicabilmente il nuovo rapporto con i nostri spazi e la comunità si va ridisegnando includendo il rispetto per sé stessi e per gli altri, non potendo perciò prescindere dall’osservanza delle norme di sicurezza necessarie per uscire davvero dall’emergenza sanitaria. Il procedere della fase 2 e l’allentamento delle restrizioni dovrebbe compiere un ulteriore passo il 3 giugno, con la riapertura degli spostamenti tra le Regioni italiane e tra tutti i Paesi dell’area Schengen, più l’Inghilterra, senza obbligo di quarantena. Se l’Italia si riapre al mondo, però, il contrario è vero in parte. Il nostro Paese non compare infatti nell’elenco dei 29 ammessi a viaggiare in Grecia dal 15 giugno, data per la quale è prevista l’apertura dei confini anche verso i Paesi Extra-Ue. Fra tante incertezze che ci accompagnano a un’estate in cui non potranno essere svolti i classici eventi estivi, i diversi palii tradizionali normalmente attesi in molte città italiane e anzi non sembra certa neppure la possibilità di fare il bagno al mare o di prendere il sole in spiaggia, la parola d’ordine che torna ad accostarsi al turismo è prossimità. Una tendenza che non stride più di tanto con quella tracciata nel 2019, anno dedicato ai cammini e al cosiddetto slow tourism o turismo lento.
Riapre il 31 maggio al pubblico l’Abbazia benedettina di Montecassino fra novità e open day
Fra questi il più noto è senz’altro il Cammino di San Benedetto, un percorso nel cuore dell’Italia centrale, da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo. L’iter, di forte impronta storica e spirituale, si snoda per circa 300 km tra Umbria e Lazio, sino ai confini con la Campania, e unisce i tre luoghi più importanti per la nascita e lo sviluppo del monachesimo bendettino: Norcia, luogo natale del santo, Subiaco, dove Benedetto trascorse un lungo periodo di vita eremitica e fondò le prime comunità, e Montecassino, tappa finale della sua vita che segnò la capillare organizzazione della vita cenobitica, con la nascita della prima abbazia e la scrittura della Regola. Dopo il lungo lockdown dovuto all’epidemia da Covid19, la grande Abbazia della città martire riapre al pubblico oggi, nella domenica di Pentecoste. Alle ore 10.30 l’Abate S.E. Donato Ogliari ha presieduto la celebrazione eucaristica, alla quale è stato possibile partecipare indossando mascherine e guanti protettivi, nel rispetto delle distanze di sicurezza. Tra le novità che accompagnano la riapertura, la Comunità monastica dedicherà lunedì 1 giugno a un Open Day, in cui per tutta la giornata saranno offerti i servizi dell’Abbazia, dal parcheggio all’ingresso al museo, gratuitamente. Per quanti desiderino visitare Montecassino, si rende ora necessaria la prenotazione online della visita guidata sul sito www.prenotoprima.it, da cui si potranno scegliere il giorno e l’orario preferiti. Ciò al fine di gestire in sicurezza l’accesso e al complesso abbaziale da parte di un numero limitato di persone, alle quali sarà misurata preventivamente la temperatura. Le visite del 1 giugno si svolgeranno dalle ore 10.00 alle 17.30 e si tratta di un’occasione da non perdere. Anche in questo caso occorrerà prenotare sul sito www.prenotoprima.it/montecassino, selezionando open day del primo giugno e scegliendo l’orario più comodo.
La Ciociaria e i nuovi itinerari del Grand Tour
In effetti i siti religiosi della Ciociaria sono tra i più suggestivi in un territorio nazionale pieno di meraviglie. A ciò si aggiunge che il Lazio meridionale comincia negli ultimi tempi a dotarsi di un’organizzazione manageriale migliore rispetto al passato. Il cammino di Benedetto incontra in tutto il suo tratto località e borghi storici incantevoli, molti dei quali insigniti del marchio della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, che soprattutto nel Frusinate si sono costituiti efficacemente a sistema, attraverso il programma Grand Tour 2020. Come un’evoluzione del classico viaggio di formazione che i giovani di buona famiglia solevano svolgere in Italia soprattutto nel Settecento e nell’Ottocento, per arricchire la propria cultura e l’ispirazione artistica, il nuovo Grand Tour è pensato come contenitore di esperienze da vivere tra natura, arte, spiritualità ed enogastronomia in modo nuovo e personalizzabile. In modo particolare, le grandi Abbazie benedettine e cistercensi fanno parte dei 10 itinerari tematici di Grand Tour 2020. Oltre, naturalmente a Montecassino, esso annovera l’Abbazia di San Domenico, a Sora, l’Abbazia cistercense di Casamari, che presenta uno splendido quanto raro esempio italiano di architettura gotica, la grande Certosa di Trisulti, a Collepardo, e altri due luoghi, siti fuori dalla provincia di Frosinone: il Sacro Speco e Santa Scolastica, nella già ricordata Subiaco, in provincia di Roma, e la splendida Abbazia di Fossanova, a Priverno, in provincia di Latina. Una notizia recentissima, che forse non andrà a enorme beneficio del turismo, riguarda la duecentesca Certosa di Trisulti, al centro del lungo braccio di ferro in corso tra il Ministero dei beni culturali e l’Associazione Dignitatis Humanae Institute, che fa capo a Steve Bannon, ex consigliere di Donald Trump, e a Benjamin Harnwell. Il contenzioso si era acceso quando il Mibact si rese conto che quest’ultimo voleva rendere la Certosa un centro di formazione politica fondamentalista conservatrice filo-trumpiana e in Italia vicina a Matteo Salvini. Nel dicembre scorso, il dicastero retto dal Ministro Franceschini aveva perciò revocato a Harnwell la concessione di utilizzare il monastero ottenuta per diciannove anni. Il colpo di scena è arrivato però in questi giorni. Il Tar di Latina ha infatti bocciato il provvedimento accogliendo il ricorso della Dignitas. Il Mibact ora non ci sta e giura battaglia con l’appello al Consiglio di Stato. Lasciando da parte le polemiche, diremo come la bella stagione non faccia che esaltare le attrattive di questi luoghi. La stessa Certosa di Trisulti si presenta come meraviglioso esempio di architettura di montagna, dove la spiritualità sposa la bellezza di paesaggi naturali rimasti selvaggi. Da non mancare è una visita alle Grotte di Collepardo, scavate dalla millenaria attività erosiva del torrente Fiume, che scorre sulla vallata. La particolarità delle forme assunte dalle stalattiti e dalle stalagmiti per via dello stillicidio delle acque, ha reso note queste grotte da tempo immemore col nome di Grotte dei bambocci. Altro fenomeno unico di questo luogo è il Pozzo d’Antullo, enorme voragine di origine carsica, originata dallo sprofondamento della volta di una cavità sotterranea profonda 70 metri. Si tratta di un caso estremamente raro, che fa della dolina di Collepardo la più grande d’Europa e tra le maggiori del mondo.
Fra spiritualità, storia, natura, arte e gusto
Non di solo pane vivrà l’uomo, disse qualcuno, come è vero che neppure lo spirito esaurisce da solo tutta la nostra natura. Allo stesso modo, neppure gli itinerari laziali di Grand Tour 2020 si limitano ai tanti disponibili intorno alle grandi Abbazie, ma si estendono a quelli dove il palato si unisce agli interessi storico-archeologici. Consigliatissimo è l’iter delle Mura Ciclopiche e delle Acropoli. Le prime sono così dette, per via delle imponenti cinte murarie che circondano i centri storici di città come Alatri, dove si possono ammirare quelle meglio conservate, oltre all’austero Chiostro di San Francesco, nel centro urbano, Ferentino e Arpino, con l’Acropoli di Civitavecchia, che presenta l’unico arco a sesto acuto rimasto in piedi al mondo. Rimanendo tra Arpino, Isola del Liri e Sora è possibile optare per la formula Week-end con Cicerone, Mastroianni e De Sica. La Valle del Liri è infatti una località che ha dato un contributo alla storia del cinema italiano, dando i natali a un maestro del Neoralismo come Vittorio De Sica e diventando il set di film di successo come Splendor, con Marcello Mastroianni, originario di Fontana Liri. Va detto, a mo’ di curiosità, che il cinema è tornato a scegliere il territorio ciociaro nell’estate 2019, con Ficarra e Picone, che tra Sora e Arpino hanno girato diverse scene della loro commedia Il primo Natale. Seguendo l’antica Via Latina, di cui si possono ammirare ampi tratti anche ad Arpino, potremmo tuffarci anche nell’antichità romana, giungendo nelle bellissime aree archeologiche di Fregellae, a Ceprano, e di Aquinum, a Castrocielo, dove in passato abbiamo potuto assistere anche a meravigliosi spettacoli teatrali, incontrando noti e talentuosi attori come Stefano De Majo e Riccardo Leonelli. Un altro elemento interessante si trova nella vicina Pofi. Si tratta di Agil, o l’Uomo di Ceprano, uno tra i più antichi fossili umani europei ritrovati, conservato nel Museo Archeologico di Pofi.
La Ciociaria è un luogo in cui, tra relax e natura, potrete coccolare anche le papille gustative, con il Vino Cesanese del Piglio, eccellente rosso D.O.C, il vino D.o.c Cabernet di Atina, e la Strada della bufala, itinerario che mira a valorizzare le eccellenze agroalimentari locali tra Roma e Napoli. I vari percorsi offrono inoltre sconti e concorsi a premi grazie alla collaborazione di strutture convenzionate, di cui si possono trovare tutti i dettagli sul sito www.ciociariaturismo.it. Il tutto è organizzato con il supporto delle valide Guide Cicerone, che previa prenotazione vi condurranno lungo le mete prescelte tra degustazioni e storytelling.
Se vi dedicherete a questi itinerari di slow tourism concedendo degli spazi anche alla lettura, qui trovate consigli anche su cosa leggere all’insegna della lentezza
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- Sora Vola in mongolfiera allo stadio Panico – 24 Giugno 2023
La verità è che la lentezza, la meditazione, andrebbe insegnata a scuola! Dovremmo tutti sapere apprezzare e godere del tempo per spenderlo al meglio e con lentezzza! Lo slowtourism che sia per chiese, abbazie, vie francigene o altro, per arte e cultura, andrebbe obbligatoriamente praticato! Non si può vivere questa vita di stress e di social vacui
(Metterò lo stesso commento all’articolo sui libri lumache)
Grazie, Luciano, per questo intervento, che mi fa pensare a due aspetti su cui vorrei brevemente ragionare. Il primo è che questo recente parlare che si riscontra sul tema della lentezza, andrebbe meglio contestualizzato. Mi spiego. La “lentezza” di cui anche una società come la nostra può ancora aver bisogno non è quella che si confonde con l’indolenza e la negligenza nelle cose, facile rovescio della medaglia davanti al quale spessissimo ci troviamo in vari momenti del nostro vivere quotidiano. Non è un caso che la Regola benedettina, la cui prima parola è “obsculta”, e quindi un invito ad essere ricettivi e docili di fronte alla comunicazione dell’altro, si fondi sul lavoro, sull’impegno attivo, che sono l’ultimo anello di uno spirito sempre in fermento. E’ la preghiera a diventare lavoro, appunto. Non è detto che un laico non possa fare proprio questo atteggiamento. L’organizzazione pratica e soprattutto il mindset del monaco occidentale sono da tempo materia di studio per i nostri aspiranti manager, come facevo notare qualche anno fa nel mio lavoro di tesi universitaria. Il secondo punto riguarda l’invito alla pratica obbligatoria, che evidentemente possiamo accogliere metaforicamente, in quanto qualsiasi proposito didattico, per quanto edificante, non può mai diventare coercizione per mantenere l’efficacia. Potremmo ad esempio essere idealmente d’accordo, e mi assumo qui la responsabilità di quello che dico, con il programma sportivo a cui erano tenuti i giovani balilla italiani durante il sabato fascista. Non per questo, nella prassi, questo proposito di costruzione di una gioventù sana non si traduceva comunque in un’imposizione che odora di dittatura e che forse non è proprio la migliore ricetta.