Luoghi chiusi: l’importanza del ricircolo dell’aria per la diffusione virale

Luoghi chiusi: l’importanza del ricircolo dell’aria per la diffusione virale

ITALIA – Quante volte, soprattutto nell’ultimo anno, con l’ampia diffusione virale dovuta alla pandemia di Covid-19, avete sentito ripetere che areare gli spazi è fondamentale per contrastare la proliferazione di virus e batteri? Vediamo perché.

Il mancato ricircolo dell’aria nei luoghi chiusi può avere diverse conseguenze sulla nostra salute, prima tra tutti la maggiore diffusione di virus e batteri, come quelli che causano l’influenza comune e altre patologie a trasmissione aerosolica. Ambienti interni privati ​​e pubblici, infatti – inclusi abitazioni, uffici, scuole, luoghi di lavoro e mezzi di trasporto – contengono numerosi agenti biologici, soprattutto batteri, funghi e virus: una causa comune di malattie infettive, poiché si trasmettono molto facilmente da una persona a un’altra, favoriti da ambienti affollati e poco ventilati.

Non solo durante il periodo di piena manifestazione dei sintomi influenzali, ma anche alcuni giorni dopo, il virus è ancora presente nell’organismo e può essere diffuso attraverso le secrezioni corporee, inclusi sangue, feci, urina, saliva e liquido nasale. Di conseguenza, le vie di trasmissione virale sono molteplici, così come le modalità di contagio: oltre al contatto diretto con persone infette, ci si può contagiare anche per via aerea indiretta – ossia tramite le goccioline di saliva che rimangono in sospensione nell’aria – o attraverso un contatto indiretto con superfici o alimenti contaminati.

La trasmissione per via aerea si verifica quando il virus viaggia attraverso le cosiddette “droplets”, le goccioline respiratorie che si disperdono nell’aria quando le persone starnutiscono o tossiscono, o semplicemente conversano a distanza abbastanza ravvicinata. Uno starnuto libera nell’aria fino a 2 milioni di goccioline, un colpo di tosse all’incirca 1 milione e il solo parlare a voce alta quasi 3.000.

Le particelle virali sono molto piccole e percorrono solo brevi distanze (1-2 metri) prima di depositarsi sulle superfici come aerosol secondario. La sopravvivenza del virus è influenzata dalla temperatura, dall’umidità, dal pH e dall’esposizione ai raggi ultravioletti.

Effetti sulla salute

Il mancato ricircolo dell’aria nei luoghi chiusi può avere diverse conseguenze sulla nostra salute

Stando a quanto riportato dal Ministero della Salute, l’inquinamento dell’aria in ambienti chiusi quali abitazioni, uffici, mezzi di trasporto o luoghi di svago può rappresentare un vero e proprio problema di sanità pubblica, in quanto virus e batteri possono essere presenti e diffusi – soprattutto tramite impianti di condizionamento o in ambienti con ristagno di umidità – in concentrazioni tali da avere ripercussioni nocive sulla nostra salute.

Il rischio di contrarre patologie in questi luoghi è correlato a diversi fattori, tra cui l’esposizione diretta con persone infette, la concentrazione di agenti biologici, la suscettibilità del singolo individuo e l’eventuale concomitanza di malattie croniche che rendono il soggetto più vulnerabile all’attacco di virus e batteri.

In particolare l’influenza, facilmente trasmissibile per via aerea attraverso gocce di saliva emesse con tosse e starnuti, è tra le principali patologie che possono essere contratte in luoghi chiusi e, anche se in genere ha un decorso benigno e regredisce nell’arco di una settimana, in casi più gravi può provocare complicanze quali polmonite, bronchite, broncopolmonite e sinusite.

Come contrastare la diffusione virale nei luoghi chiusi

Per risolvere il problema dell’aria contaminata nei luoghi chiusi, è fondamentale arieggiare spesso la casa e i luoghi di lavoro. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che la trasmissione aerosolica può essere addirittura dominante all’interno delle abitazioni durante le epidemie influenzali (solitamente nel periodo invernale, quando i casi di influenza aumentano e parallelamente si aprono di rado le finestre per via delle basse temperature), ed è quindi facilmente comprensibile come il virus dell’influenza di tipo A possa spesso contagiare in poco tempo l’intera famiglia.

Per garantire il giusto ricircolo dell’aria occorre quindi seguire alcuni accorgimenti.

Innanzitutto, la durata della ventilazione dovrebbe variare in base alla grandezza del locale e al numero delle persone presenti. In genere è consigliato effettuare dai 3 ai 6 ricambi d’aria al giorno, che possono arrivare a 12 se nella stanza vi è una persona infetta.

Occorre inoltre fare una distinzione tra estate e inverno. Infatti, nel primo caso, sarà meglio aprire le finestre al mattino presto o alla sera per circa 15-30 minuti, mentre, se si preferisce areare durante il giorno, il consiglio è quello di utilizzare vetri oscurati o di coprirli così da evitare che i raggi solari entrino in casa e aumentino il calore.

In inverno, invece, vi sono dei disagi legati all’umidità. Un’alta percentuale di umidità in casa, infatti, può favorire la prolificazione batterica e l’insorgenza di malanni, soprattutto nelle persone più suscettibili. Oltre ad attuare il ricircolo e areare gli spazi – preferibilmente al mattino e in particolare nelle camere da letto – per il tempo sufficiente a ricambiare l’aria, è consigliabile quindi munirsi di deumidificatore per abbassare la percentuale di umidità.

In generale, comunque, tutti gli ambienti dovrebbero avere un buon ricircolo d’aria, inclusi bagno e cucina. Le finestre, dunque, dovrebbero essere aperte spesso, almeno 3 volte al giorno e per non meno di un quarto d’ora.

Se per qualche motivo non è possibile aprire le finestre per far cambiare aria in casa o nei luoghi di lavoro, la soluzione allora è quella di adottare un sistema di aerazione che possa purificare l’aria in automatico e mantenere il livello di umidità sotto controllo.

Flavio Redhair

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