Archeoplastica: nasce il Museo degli Antichi Rifiuti Spiaggiati

Archeoplastica: nasce il Museo degli Antichi Rifiuti Spiaggiati

ITALIA – Quante volte ci è capitato di andare in una delle nostre belle spiagge italiane e vedere parecchi rifiuti di plastica arrivare dal mare e spiaggiarsi sulla battigia? Si può dire che la plastica è quasi eterna. Non si deteriora, rimane nel tempo e inquina i nostri mari, le nostre spiagge, il nostro ambiente. C’è chi, con animo green, la raccoglie al posto delle conchiglie, per gettarla poi negli appositi contenitori. Ma c’è anche chi la raccoglie e, con i reperti di plastica “storica” ne fa un Museo…

E’ il caso di Enzo Suma, fondatore dell’associazione Millenari di Puglia e guida naturalistica di Ostuni. Passeggiando sulle spiagge del brindisino, Enzo ha riempito sacchi di rifiuti di plastica e ha notato che alcuni di essi avevano una lunga storia, rappresentavano momenti iconici nel passato collettivo. “Ho raccolto oltre 300 reperti databili fra gli anni ‘60 e ‘80 – spiega Enzo sulla pagina Instagram di Ocean Words -. Alcuni sono davvero spettacolari e riportano in evidenza il prezzo in lire, oltre ad avere uno stile retrò particolare”. Così ha deciso di catalogarli e metterli in mostra on line, in 3D, sul suo sito, chiamato Archeoplastica  dove è presente il Museo degli antichi rifiuti spiaggiati. Il “Museo” è accessibile a tutti e dimostra quanto i rifiuti abbandonati nell’ambiente possano durare nel tempo. 

Aperto grazie ad un crowdfunding su Produzioni dal basso lanciato a febbraio 2021, ancora attivo per chi volesse sostenere la causa, il Museo punta a diventare una mostra itinerante nelle scuole. 

Appena si apre il sito di Archeoplastica, compare l’avviso che spiega che il progetto ha la sola finalità etica di sensibilizzare sul tema dell’inquinamento dei mari dovuto all’utilizzo della plastica e non di accusare o denigrare le aziende produttrici dei prodotti rinvenuti in mare né di agganciarsi ai marchi stessi.

“I marchi citati sono riportati solo al fine di dimostrare la datazione dei prodotti rinvenuti” si legge sull’avviso. Dopo di che si apre il meraviglioso museo virtuale. 

Si possono vedere subito le immagini di alcuni reperti, con la loro descrizione. Enzo ricorda che prodotti erano, come venivano utilizzati e anche la loro caratteristica pubblicità in tv.

Fra i reperti trovati ci sono flaconi di detersivi, di creme solari, di detergenti, sacchetti di patatine, barattoli di borotalco, di deodoranti e contenitori di vario genere… “Dal 2018 sono stati selezionati oltre 200 rifiuti di plastica – spiega Enzo Suma sul blog – datati dai 30 ai 60 anni fa. La messa in mostra dei reperti di plastica spiaggiata di oltre 50 anni fa, è il pretesto per raccontare una storia senza fine, quella della plastica, immortale, che si accumula sempre di più nei nostri mari. Solo la conoscenza e la consapevolezza del problema potranno portare al cambiamento di ciascuno di noi nell’uso quotidiano della plastica”.

Le immagini del Museo virtuale sono molto divertenti da osservare. Ci ricordano i prodotti che abbiamo utilizzato da bambini, da ragazzi, da adulti e quelli che utilizzavano i nostri genitori e i nostri nonni. Fa quasi sorridere guardare quei prodotti, alcuni dei quali non esistono più. Altri ci fanno pensare a cosa usavamo per fare andar via i brufoli. Più triste invece è il fatto che i loro contenitori di plastica inquinino il nostro ambiente. Ma ci rende felici sapere che c’è qualcuno che li raccoglie e che sono sempre di più le persone sensibili al problema, anche bambini, che hanno iniziato nelle nostre spiagge la raccolta dei rifiuti di plastica.

Crediti foto: archeoplastica.it di Enzo Suma

Marta Cardini

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