Sul divano durante le vacanze natalizie. I 3 film del Cinema Italiano di svolta per l’Italia del grande schermo

Sul divano durante le vacanze natalizie. I 3 film del Cinema Italiano di svolta per l’Italia del grande schermo

ITALIA – Fra un panettone e un torrone, durante le vacanze natalizie abbiamo bisogno anche di sederci sul divano e arricchire il nostro sapere cinematografico con una maratona di vecchie pellicole che hanno fatto la storia del grande Cinema Italiano. Le ferie natalizie, ma non solo, possono essere un buon momento per riguardare almeno 3 film del Cinema Italiano che hanno segnato una vera e propria svolta nella storia del grande schermo italiano.

Attivo sin dall’epoca dei fratelli Lumière, con i primi filmati risalenti al 1896 e realizzati nei principali centri urbani della penisola, il Cinema Italiano ha avuto una storia gloriosa e un’influenza decisiva per lo sviluppo e la crescita della Settima Arte in tutta Europa. Con questo articolo, tanto difficile quanto ingeneroso, poiché è impossibile ridurre la vastità del sapere e della produzione cinematografica a numero, andiamo a vedere quali sono stati i 3 film del Cinema Italiano che hanno segnato uno spartiacque nella Storia del Cinema del nostro Paese.

I 3 FILM DEL CINEMA ITALIANO DA RIGUARDARE: QUATTRO PASSI FRA LE NUVOLE

Immagine da: mymovies.it

E’ un film del 1942 diretto da Alessandro Blasetti. Questa pellicola, assieme ad Ossessione di Luchino Visconti e I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, è considerata una delle opere anticipatrici del Neorealismo italiano ed è stata successivamente inserita, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare.

In questo film, con protagonista Gino Cervi nei panni di Paolo Bianchi, un commesso viaggiatore di una ditta di dolciumi, Blasetti mette in scena una descrizione e un’esaltazione, seppur ingenua, del mondo rurale e periferico che dovrebbe fare da contrappunto geografico e contraltare ideologico a quello urbano delle città. Blasetti, attraverso le peripezie del protagonista, ci descrive le case dei fattori, il loro ambiente, e lo fa con un rinverdito linguaggio realistico anticipatorio di ciò che si avrà qualche anno dopo con la nascita e l’ascesa del Neorealismo.

I risvolti sociali sono visibili anche in una dimensione oppositiva a quella cittadina: le case dei centri abitati, il volto incupito e crucciato della moglie, le levate mattutine tra il freddo e il grigio che costringono gli uomini all’ergastolo della grande città sono tutti elementi e raffigurazioni che staccano l’opera dal semplice cinema delle attrazioni, connotandola invece di ripiegamenti sociali e slanci speculativi.

E’ qui che Blasetti segna la svolta, motivo per cui inserisco questo film fra i 3 film del Cinema Italiano che hanno creato una svolta nella storia del nostro grande schermo; dal racconto meramente cinematografico si approda al racconto partecipato. La rappresentazione di una Italia povera ma vitale, la scelta di ambientazioni reali, l’esaltazione quasi esasperata del mondo rurale e il contrappunto opaco e plumbeo della vita di città, fanno di Quattro passi fra le nuvole una pietra miliare del cinema italiano e un decisivo cambio di passo verso l’approdo al Neorealismo.

I 3 FILM DEL CINEMA ITALIANO DA RIGUARDARE: ROMA CITTA’ APERTA

Anna Magnani in Roma Città Aperta. Foto da: pinterest.it

Possiamo dire che la storia del cinema conosca due ere: una precedente e un’altra successiva a Roma città aperta. Il film, risalente al 1945 e diretto dal padre del Neorealismo italiano Roberto Rossellini, rievoca la lotta di liberazione dal fascismo nell’ultimo periodo di guerra civile in cui le diverse compagini politiche della resistenza capitolina – liberali, cattolici e comunisti – si coadiuvarono e cooperarono nel pieno riconoscimento reciproco.

Ciò che emerge da questo capolavoro, da annoverare senza indugio fra i 3 film del Cinema Italiano identificabili come spartiacque, è l’assoluta predominanza dello spazio, dei luoghi, dell’architettura di Roma nelle vicende del film. Oltre a dare azione e movimento agli attori, con Anna Magnani e Aldo Fabrizi in stato di grazia, ciò che prende vita sono le strade, i vicoli, le chiese, le rovine, i tetti, le borgate, tutti quegli spazi di socialità e comunità che l’uomo è chiamato a preservare.

Con la miseria e lo squallore delle vie cittadine nel crepuscolo del coprifuoco, con i delitti, con la barbarie delle torture e l’atrocità degli assalti, con gli arresti fulminei e ripetuti ecco che Rossellini, nell’inscalfibile oggettività del suo racconto e privandolo di qualsiasi sussulto retorico-sentimentale, ci pone davanti al giudizio della storia, alla valutazione politica del fatto che diviene implicita nella sua narrazione.

Qui Rossellini rompe qualsiasi steccato tradizionale, qualsiasi rituale, qualsiasi consuetudine, trasgredendo ogni schema e riuscendo a venir fuori dalle rigide righe di un pentagramma di stereotipi socioculturali. Per citare le parole del Prof. Gian Piero Brunetta:

Roma città aperta è il primo film a riprendere il cammino in direzione di un orizzonte nuovamente umanizzato, a immaginare la riconquista di un’armonia entro uno spazio distrutto e sconvolto.

In questo capolavoro accade esattamente questo: in uno scenario di desolazione e devastazione, ecco che Rossellini immagina la riesumazione di una rinnovata e ritrovata natività. La sequenza frammezzata di note comiche e cialtronesche ad altre più tragiche e drammatiche, ne è piena dimostrazione.

CINQUE FILM DA NON DIMENTICARE. CRONACA DI UN AMORE

Immagine da: museoferrara.it

Più che uno solo fra i 3 film del Cinema Italiano, qui ne andrebbero citati cinque, che vanno dal 1950 al 1957: Cronaca di un amore, I vinti, La signora senza camelie, Le amiche e Il grido. Un intero settennato, che segna una svolta radicale e che svincola il cinema italiano dal Neorealismo conducendolo verso un cinema d’autore, di stampo esistenziale, con tratti più introspettivi e meta-cinematografici che non descrittivi.

Michelangelo Antonioni è il primo autore a imporsi in questo senso: con Cronaca di un amore, e i successivi quattro film, Antonioni sposta l’asse del racconto indagando i rapporti interpersonali, con particolare attenzione verso la coppia, e soprattutto ponendo sotto la lente della sua cinepresa la borghesia italiana, che era stata completamente scavallata e marginalizzata dal cinema neorealista.

Qui Antonioni ne indaga il lato oscuro, ne scruta gli spigoli più appuntiti, nuota nella palude dei sentimenti malati, dei rancori celati, dell’incomunicabilità di relazione, dell’alienazione esistenziale e dove i rapporti umani sono volutamente resi opachi e sgattaiolanti. Antonioni, un vero e proprio poeta della visione, un pittore dell’immagine in movimento, così facendo rinnovò la drammaturgia cinematografica e spiazzò, sincronicamente, pubblico e critica.

 

Claudio Troilo

Leave a Reply

Your email address will not be published.