Al Sala Umberto arriva Fiori d’acciaio

Al Sala Umberto arriva Fiori d’acciaio

ROMA – Dal 3 al 20 Febbraio a Roma arriva uno spettacolo tutto al femminile. Tutta la bellezza della solidarietà fra donne e dell’amicizia che vince ogni difficoltà, portate sul palco da Tosca D’Aquino, Giulia Weber, Rocío Muñoz Morales, Emanuela Muni, Emy Bergamo, Martina Difonte. Un dramma dal taglio ironico, che riesce ad arrivare al cuore con sorrisi e positività, grazie alla resilienza e alla forza delle protagoniste. 

Fiori d’acciaio, nella sua versione cinematografica, è uno dei romanzi di formazione che hanno accompagnato la giovinezza di una generazione, insieme a Piccole donne, Harry ti presento Sally e Colazione da Tiffany: storie di donne, grandi figure femminili che crescono, sbagliano, si confrontano, amano, odiano, combattono e qualche volta muoiono. Più della letteratura, o forse in modo più efficace, il cinema e il teatro insegnano gli infiniti modi di affrontare la vita.

Fiori d’acciaio, spiega cosa significa essere donne e, nonostante ciò, fare fronte comune, dare vita alla celebre, bellissima, solidarietà femminile. Che poi, tradotto in azione, significa conservare la propria identità, ritagliarsi un ruolo nel mondo, costruirsi uno spazio, intessere delle relazioni o alimentare dei conflitti e, malgrado tutto, essere capaci di unirsi. Obiettivo non sempre facile, ma espressione di forza e coerenza.

FIORI D’ACCIAIO, LA VERSIONE DI MICHELA ANDREOZZI E MASSIMILIANO VADO

Fonte: Ufficio Stampa

Fiori d’acciaio è un’occasione per costruire, con un cast così ricco e variegato, una banda di soliste, in grado di suonare insieme ma di battere in volata quando serve. Disegnare personaggi anche estremi ma capaci di ascoltarsi, o di imparare strada facendo ad accogliersi senza snaturarsi. Il film era tratto da una pièce teatrale, ancora attualissima, sotto un superficiale strato di polvere fisiologico e perfettamente rappresentativa di un microcosmo, quello del negozio di provincia, che è specchio di macrocosmi le cui dinamiche, perfino oggi, fanno fatica a cambiare.

I registi hanno scelto di mantenere l’ambientazione di fine anni ’80, perché permette di osservare un tempo appena trascorso e ci racconta che siamo già nel futuro. E forse anche perché l’immagine e lo stile di quel periodo, negli abiti, negli arredamenti, ma soprattutto nella musica, sono ormai identificativi di un momento storico diventato ormai glamour. Oltre al fatto che certe modalità, oggi, sarebbero condizionate dalla tecnologia.

E’ un teatro affettuoso, di cui abbiamo bisogno, un racconto di sentimenti e di ironia che qualche volta è crudele ma mai cinica, mai diventa sarcasmo. Se c’è una cosa che le donne sanno fare, è essere terribili, spietate e capaci di affrontarsi, insomma, dei fiori di acciaio, senza mai smettere di amare.

LA VICENDA DI SEI FIORI D’ACCIAIO

Foto da: Ufficio Stampa

In un salone di parrucchiere, che in questa versione si trova a Sorrento, in Costiera Amalfitana e non in Louisiana, come nell’omonimo con Shirley MacLaine e Julia Roberts, s’incontrano e si ritrovano frequentemente le protagoniste: la signora Marilù, sua figlia Stella che sta per sposarsi, la litigiosa, ricca e simpaticissima Luisa che dopo essere diventata vedova per ben due volte custodisce la sua libertà, e Clara Aiello, ex moglie del sindaco. E infine, la loro parrucchiera: l’ironica Tamara, che ha come dipendente la giovane Ana, recentemente abbandonata dal marito latitante e rimasta senza denaro.

Dalle vicende e dal legame d’amicizia fra queste donne d’acciaio si staglia una commedia dolceamara, tra gioie e dolori, risate e amarezze, in un modo talvolta pungente, talvolta impercettibile. Bando al qualunquismo, al cinismo o allo sterile moralismo. Fiori d’acciaio è uno spaccato di vita vera e vissuta, che come ogni vita vera riesce a passare dalle risate con le lacrime alle lacrime di dispiacere, in un minuto.

L’interpretazione di ognuna di loro, fra cui spiccano la profonda consistenza e coerenza di Tosca D’Aquino, ci fanno quasi dimenticare di essere seduti in un teatro. Ci ritroviamo anche noi a Sorrento, ci sembra quasi di sentire il profumo dell’albero di limoni di Luisa e di vedere Stella vivere la sua vita di giovane donna felice, seppur segnata dalla malattia. Ciò che più colpisce è la capacità comunicativa delle donne sul palco: è un continuum di dialoghi e concitazione, eppure quei dialoghi diventano un pò anche nostri, parlano un pò anche di noi, a noi e con noi. E c’insegnano a stare uniti/e, a tenerci per mano sempre, nei momenti di gioia e in quelli di dolore, con lo stesso incrollabile entusiasmo. Forse, in questo momento è proprio quello di cui avevamo bisogno.

E poi il finale: inaspettato, incerto fino all’ultimo e per questo motivo ancora più vero. Un monito a non dimenticare alcuni fondamenti imprescindibili: se una donna ha la forza di un leone, sei donne unite hanno la forza di un esercito in battaglia. E come le protagoniste, dobbiamo saper rinascere sempre, ma soprattutto seguire il cuore e i sentimenti anche quando ciò comporta più rischi che benefici. Ma soprattutto, un monito a non arrendersi dinnanzi alle difficoltà della vita. Fiori d’acciaio è, prima di tutto, un inno al potere delle donne, ma soprattutto, un inno alla vita che vince la morte.

INFO E PRENOTAZIONI

Foto da: Ufficio Stampa

Gli spettacoli si svolgono dal mercoledì al sabato alle ore 21.00, il sabato e la domenica alle ore 17.00. Presso il Teatro Sala Umberto, in Via della Mercede, 50, 00187 Roma. Per prenotare, scrivere all’indirizzo mail: prenotazioni@salaumberto.com . Il prezzo del biglietto varia da 28€ a 17€. I biglietti sono disponibili sul sito web del Teatro e su quello di Ticketone.

E ricordate il nostro invito, e quello del mondo dello spettacolo, andate a teatro!

 

Testo e foto da comunicato stampa. Ufficio Stampa Teatro Sala Umberto

Redazione

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