Ovidio La Pera: un “maestro” nella vita e nell’arte

Ovidio La Pera: un “maestro” nella vita e nell’arte

FIRENZE – Si è da poco conclusa alla Galleria Fornaciai la mostra retrospettiva di Ovidio La Pera. Un’artista attivo soprattutto tra gli anni ’50 e ’70 del Novecento e scomparso nel giugno 2020, del quale c’è ancora molto da scoprire. Ve ne parlo qui informandovi che è ancora possibile vedere le opere esposte per qualche tempo in galleria.

Ovidio La Pera, di origine siciliana ma residente a Firenze per buona parte della sua vita, è l’interessante e poliedrica figura meritatamente riscoperta, dopo che la famiglia ha deciso di “far uscire” dalla soffitta diverse sue opere (anche se costituiscono solo una parte dell’abbondante produzione) e sottoporle all’attenzione del critico e giornalista Stefano Masi, curatore del catalogo e dell’esposizione.

Nonostante il numero cospicuo di opere tra oli, xilografie e anche alcune sculture, nella vita di Ovidio La Pera non è confluito solo l’universo dell’arte ma anche altri interessi culturali come la filosofia e la mistica, rivolte in particolare al pensiero dell’illuminista francese L. Claude Sant-Martin del quale il nostro maestro ha tradotto e curato l’opera omnia.

Ovidio La Pera
Ovidio La Pera 1976 Figura e luci di citta, 50×50 acrilico su tela

Parallela a tutto questo si aggiunge la professione di insegnante che ha svolto con costante impegno e devozione fino al pensionamento.

In questa sede noi però “indagheremo”, seguendo un percorso cronologico, sul La Pera artista, che, se probabilmente è rimasto sconosciuto al grande pubblico, non lo è stato per una parte della critica (Lara Vinca Masini, Umberto Baldini, Tommaso Paloscia) che hanno recensito in più di un’occasione i suoi lavori, esposti in prestigiose gallerie fiorentine e milanesi. La sua natura indagatrice e in costante ricerca non lo ha mai fatto aderire a specifiche correnti pittoriche, ma lo ha portato a sviluppare un linguaggio molto personale, seppur attento alle varie istanze culturali di quel fervido e complesso ventennio.

Ovidio La Pera
Ovidio La Pera 1975 Verso l’ignoto, 60×60 acrilico su tela

I RITRATTI E LA FIGURA UMANA

L’esordio di Ovidio La Pera avviene a Firenze, poco più che ventenne, nel 1955 in una mostra per giovani artisti, nella quale espone vari ritratti, tra cui quello di Gabriella (all’epoca sua fidanzata poi futura moglie), nel quale l’espressione assorta e intensa del soggetto, combinata con la solidità dei volumi e raffinate tinte pastello, ricordano le rarefatte atmosfere di Casorati.

La figura umana, molto ricorrente in questo primo periodo, può diventare anche spunto per immagini più surreali, dalle forme estremamente stilizzate e vivacemente colorate, che rivelano una giocosa ironia (Adulto e bambino con gatto nero, 1955-60). Le stesse forme stilizzate e le espressioni intense si ritrovano anche nella produzione scultorea di La Pera, che nell’evidente omaggio a Marino Marini, conserva al tempo stesso una toccante originalità (Testa maschile, 1955-60)

Ovidio La Pera
Ovidio La Pera 1955-60 Adulto e bambino con gatto nero, olio su tela

PAESAGGI, PERIFERIE E RELITTI

La professione di insegnante lo porta a trasferirsi spesso da una città all’altra dell’Italia tra la fine degli anni ‘50 e i primi anni ‘60, e la peculiarità dei luoghi dove soggiorna (Sicilia, Toscana, Puglia) diventa un grande stimolo alla sua pittura che in questa fase si concretizza principalmente nelle serie di Paesaggi e Periferie.

Ovidio La Pera 1965 Paesaggio sull'Arno, 50x70 olio e tempera su tela
Ovidio La Pera 1965 Paesaggio sull’Arno, 50×70 olio e tempera su tela

E se i primi lavori di Ovidio La Pera con il loro vivace cromatismo riflettono l’intensità delle atmosfere del nativo sud, non meno affascinanti sono i toni sobri e quasi monocromi della serie toscana delle Periferie. In questi oli su tela corpose pennellate sintetizzano i volumi dell’emergente edilizia e il grigiore del cemento che andava sempre più sostituendosi al verde dei prati (Periferia n.7, 1962; Periferia sull’Arno, 1962; Verso Scarperia n.1, 1963).

Ovidio La Pera 1964 Relitti di barche 65x50 olio su tela
Ovidio La Pera 1964 Relitti di barche 65×50 olio su tela

Un’altra serie, che a partire dal 1974 caratterizza la sua produzione pittorica, è quella dei Relitti, iniziata durante il soggiorno a Molfetta, foriero di nuove importanti amicizie e collaborazioni professionali. La forma scheletrica dei relitti delle barche diventa per l’artista uno spunto non solo per un ripensamento estetico-formale della sua pittura ma anche esistenziale, venendo a evocare la fugacità della vita (Relitti di barche, 1964). Queste riflessioni, insieme all’approccio ai temi filosofico-esoterici, porteranno ad una ulteriore svolta nella sua arte e nella sua vita, con nuove tematiche e tecniche, che rappresentano la parte principale della mostra.

Ovidio La Pera
Ovidio La Pera 1971 Relitto al chiaro di luna, 42×42 xilografia

LA POP ART E E L’UOMO-MASSA

Gli anni ‘70 infatti portano a un cambiamento sia di tematiche che di tecnica e stile, le cui cause si possono solo ipotizzare, non avendo Ovidio La Pera lasciato scritti di alcun tipo in merito alle nuove scelte artistiche. Le contraddizioni del boom economico e la società di massa sono i protagonisti di queste opere, realizzate con la tecnica acrilica e in uno stile debitore – ma non imitatore – della pop-art.

Ovidio La Pera 1973 Crocefissione e mercato, 100×100 acrilico su tela

I prodotti dei supermercati (birre, detersivi, cibi in scatola etc) come altri beni di consumo (automobili, sigarette, collant e altro), infatti, non campeggiano nei dipinti come icone da ammirare esteticamente, secondo la visione warholiana, ma sono presentati come rifiuti, in quanto già consumati e raggruppati , pronti ad inquinare la natura, come mostrano le icastiche immagini di Un’auto per tutti (1973), Crocifissione e mercato (1973), Ortofresco in città (1974).

Ovidio La Pera 1975 Pranzate a Milano cenate a New York, 100×80 acrilico su tela

In opere poi come Tintarella (1973) e Televasospettatore (1973) il tono si fa più apertamente dissacrante e provocatorio, per arrivare a quelli tristemente ironici di Prezzi chiari amicizia lunga (1972) o Pranzate a Milano cenate a NewYork (1975), nei quali il tema dell’alienazione degli anziani e quello del “vorrei ma non posso” emergono come tristi conseguenze della società dei consumi.

Ovidio La Pera
Ovidio La Pera 1973 Televasospettatore, 100×80 acrilico su tela

Parallela o immediatamente successiva a questa produzione si colloca quella delle Inquietudini, serie di dipinti e xilografie (altra tecnica nella quale l’artista si è cimentato con grande padronanza) dove il mondo interiore di La Pera emerge in immagini tra il lirico e il surreale, in un sincretismo stilistico e tematico (Autoritratto, 1972).

Ovidio La Pera 1973 Tintarella, 100×100 acrilico su tela

La ripresa della figura umana, in particolare del nudo femminile, si combina inizialmente con suggestioni della litografia giapponese, per arrivare a smaterializzarsi e spersonalizzarsi fino a diventare ombra (Verso l’ignoto, 1975; Figura e luci di città, 1975)

Ovidio La Pera 1972 Autoritratto, 100×80 acrilico su tela

Ci sarebbe ancora molto da parlare di Ovidio La Pera, che abbandonerà la carriera artistica all’inizio degli anni ‘90, e un articolo non esaurisce la ricchezza interiore e lo spessore culturale della sua persona. Ma se la curiosità di approfondire questa conoscenza fa capolino alla vostra porta, potete trovare notizie e – ancora per un po’ di tempo – alcune sue opere presso la Galleria Fornaciai di Firenze.

Nel frattempo, attendiamo fiduciosi una prossima esposizione.

Ovidio La Pera 1971 Svago, 50×70 acrilico su tela

In homepage foto: Ovidio La Pera 1978 La fumatrice, 60×60 acrilico su tela

Giuliana D'Urso

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