Perché leggere La Mattina Dopo di Mario Calabresi

Perché leggere La Mattina Dopo di Mario Calabresi

ITALIA –  Ne La mattina dopo di Mario Calabresi c’è tutta l’energia per affrontare la nuova fase. Come noi proviamo a reagire affrontando il post quarantena Calabresi ci racconta della sua nuova vita post Repubblica. L’ex direttore reagisce raccontando non solo di sé, ma anche di coloro che ha intervistato, di chi come lui si è trovato di fronte ad un cambiamento, e che, nonostante le battute d’arresto, ha trovato la forza di reagire con positività. Così il giornalista sperimenta su se stesso la condizione di chi non è più atteso sul posto di lavoro e deve abituarsi ai silenzi del telefono, a ritmi più lenti e non più scanditi dai numerosi impegni di un tempo.

Lockdown è un termine ormai di uso comune: lo leggiamo sulle riviste, sui quotidiani e forse siamo anche stanchi di sentirne parlare a causa di tutto ciò che ha significato per noi nei mesi precedenti. Ci ha colto all’improvviso e ha stravolto le nostre abitudini, influendo sui nostri rapporti con gli altri, sulle manifestazioni d’affetto, sulla maniera in cui lavoriamo e studiamo, insomma, sul nostro modo di vivere. Ora ci troviamo in quella che Mario Calabresi definirebbe La mattina dopo, cioè la mattina successiva ad uno sconvolgimento della nostra vita o ad un evento che l’ha profondamente segnata, come la morte di una persona a cui volevamo bene, la fine di un amore, la perdita del lavoro, una malattia, un incidente…

Possiamo dire che quella che stiamo vivendo in queste settimane dopo l’allentamento delle restrizioni è la nostra seconda “mattina dopo”: abbiamo trascorso la prima quando siamo stati costretti in casa e abbiamo dovuto razionalizzare il cambiamento, o almeno ci abbiamo provato. Il risultato per molti è stato riuscire a dare la corretta priorità alle cose, ritrovare la famiglia in senso stretto (quella che vive con noi) imparando a conoscerla “di nuovo”, attribuire il giusto valore a quello che per anni forse abbiamo dato per scontato: la libertà di muoverci tranquillamente, di non dover rispettare orari, di prendere un caffè a casa di un amico o di stare con i nostri cari.

Calabresi scrive della sua mattina dopo, quella seguente il giorno in cui ha dovuto lasciare la direzione di Repubblica: I primi giorni sono come una corrente a cui non si riesce a sfuggire: non fai che pensare a quello che hai perso. […]esiste però per tutti la mattina dopo, che può essere quella in cui provi a difenderti e a proteggerti o quella in cui inizi a naufragare.

L’autore in quel periodo ha riscoperto ritmi di vita più lenti e ha usato al meglio il tempo, un tempo da riempire di cose che valga la pena fare, non per dovere ma perché hanno un significato speciale, e lo ha dedicato alla famiglia e agli amici, a quelli che ci sarebbero stati.

Nel suo libro Calabresi affronta la paura del vuoto da riempire e sfrutta le sue giornate, ormai libere dagli impegni lavorativi, per ricostruire la storia di una vicenda familiare, quella di una vigna perduta che viveva nei ricordi della nonna. Le sue “indagini” lo portano nelle vigne a Montà, all’archivio storico di Torino, presso le vie della città.

Il giornalista però non racconta solo la sua esperienza ma anche quelle di altri: in ogni capitolo troviamo una storia che il suo protagonista ha voluto raccontare e condividere.

 Ad alcune “mattine dopo” in un certo senso siamo preparati: Bisogna essere preparati al momento del vuoto, quello in cui il tempo sembra fermarsi e perdere di senso. Alla prima mattina in cui nessuno ti sta aspettando a lezione, in corsia, in tribunale, in ufficio, scrive Calabresi.

Altre invece non le immaginiamo nemmeno, sono del tutto accidentali, ed è a queste che lui si riferisce, raccontando la “mattina dopo” di una madre (la sua) che torna a reagire dopo un infortunio e dopo la morte del marito, e parlando del “giorno dopo” di un collega in fuga dal proprio paese.

L’autore intervista anche un giovane medico sopravvissuto ad un incidente aereo che gli spiega come quell’evento gli abbia precluso temporaneamente la possibilità di realizzare il suo sogno, e di come, contemporaneamente, gli abbia fatto capire di voler usare le sue giornate per regalare il sorriso a qualcun altro. Anche l’incontro con Daniela, un’atleta, costituirà per lo scrittore un’opportunità per raccontare un’altra storia di coraggio e determinazione, quella di chi non si vuole arrendere e persevera.

Quando termina la mattina dopo? Finisce quando i conti sono regolati e puoi provare a guardare avanti.

 Un libro attuale quello di Calabresi, adatto a tutti, specialmente a chi si è trovato nella condizione di dover scegliere, di fronte a cambiamenti inaspettati, se reagire o subìre passivamente. Il lettore non faticherà ad immedesimarsi e troverà anche spunti su cui riflettere: Ci sono lutti e mancanze che forse non si elaborano mai, ma ricordare e provare a sorridere del ricordo è quello che possiamo cercare di fare.

Abbiamo superato la nostra prima mattina dopo. Ora sta a noi decidere come impiegare la seconda.

 

Un consiglio, se non volete perdere il contatto con questo meraviglioso giornalista, leggete la sua newsletter. Perché farlo? Ve lo spiega qui:

Perché una newsletter? Perché ti aspetta. Perché non si perde. Perché la ritrovi. Perché la leggi quando vuoi. Perché non ha limiti di lunghezza. Perché la si può curare nei dettagli. Perché è un appuntamento fisso. Perché è antica e moderna. Ho deciso di fare una newsletter perché mi somiglia e serve a raccontare le storie che mi stanno più a cuore.

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Rossella Belardi

14 Responses to "Perché leggere La Mattina Dopo di Mario Calabresi"

  1. Fabiola Cinque
    Fabiola Cinque   10 Giugno 2020 at 14:45

    Questa frase è solo verso la fine del libro, ma non poteva che essere più rappresentativa di questo meraviglioso libro quanto mai attuale oggi: “La pazienza e questo libro sono stati la mia cura, ho passato giorni a cercare i dettagli delle storie familiari, ho alzato gli occhi e ho visto quanto mutevole sia il cielo, quante forme prendano le nuvole non me ne ero mai accorto. E mi piace riannodare i fili e chiudere pagine aperte da troppo tempo”.
    Pag. 123 del libro di Mario Calabresi “La Mattina Dopo”

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    • Rossella Belardi   10 Giugno 2020 at 17:56

      E’ vero, riassume perfettamente il contenuto del libro. Impegnarsi nella stesura ha permesso a Calabresi di concentrarsi su altro, di chiudere questioni passate e di non pensare troppo a ciò che aveva perso.

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  2. Stefano Maria Pantano
    Stefano Maria Pantano   10 Giugno 2020 at 15:52

    Nessuno meglio di una figura come Calabresi può raccontare storie di rinascita e ricostruzione dalle macerie. Come sappiamo, il padre, Luigi Calabresi, fa parte delle tante vittime di Stato protagoniste di sanguinose vicende irrisolte. Il libro “La mattina dopo” è una lettura consigliatissima per le minoranze che abbiano vissuto questa crisi come pugili alle corde, messi in quella condizione in cui si fa i conti con quello che si ha davvero per rimanere in piedi, in quell’incontro lungo una vita.

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    • Rossella Belardi   10 Giugno 2020 at 18:11

      Esatto, e purtroppo rispecchia la situazione di molti in questo periodo. Ognuno di noi vive la sua “mattina dopo” e dedicare il tempo, come ha fatto Calabresi, ad altro, serve anche ad affrontare con lucidità le difficoltà per non finire “ko” (mi riallaccio al suo esempio).
      Grazie

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  3. Luciano   10 Giugno 2020 at 16:51

    Certo è strano sicuramente il direttore Calabresi è una persona molto introversa ma se n’è saputo davvero poco della sua uscita da Repubblica…
    però mi fa piacere apprendere che abbia creato un suo giornale o newsletter come la chiama lui perché vale la pena rimanere in contatto con questo grande giornalista

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    • Rossella Belardi   10 Giugno 2020 at 18:05

      Grazie del commento Luciano.
      Anche i podcast della sua newsletter sono interessanti, portano all’attenzione storie a volte poco conosciute.

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  4. Lamberto Cantoni
    Lamberto   10 Giugno 2020 at 19:03

    Molti dei problemi descritti da Calabresi fanno parte della mia personale esperienza. Il senso di vuoto, la mancanza di contatti, l’inquietudine in ore normalmente riempite da attività legate alla professione.
    Mi rendo conto che la sua tecnica di resilienza è stata più efficace della mia. Scrivere un libro su ciò che si prova attraverso il racconto di altri è una ottima auto terapia.

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    • Rossella Belardi   10 Giugno 2020 at 22:38

      Credo che in molti negli ultimi mesi si siano dedicati alla scrittura come valvola di sfogo.

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  5. Flavio Redhair
    Flavio Redhair   12 Giugno 2020 at 19:16

    La frase di Calabresi che avete pubblicato in Facebook da una grande forza e fiducia nel futuro. Un bravo giornalista come Calabresi non poteva deludere con un libro

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  6. Steve Moss
    Steve Moss   12 Giugno 2020 at 19:21

    Non oso neanche lontanamente immaginare cosa significhi per uno come lui “il giornalista sperimenta su se stesso la condizione di chi non è più atteso sul posto di lavoro e deve abituarsi ai silenzi del telefono, a ritmi più lenti e non più scanditi dai numerosi impegni di un tempo…” Io non so se sarei riuscito a trovare tutta questa forza di reagire. Rossella hai letto anche gli altri libri di Calabresi? Se sì quali e che ne pensi? Consigli?

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    • Rossella Belardi   12 Giugno 2020 at 20:03

      No, non ho ancora letto altri libri, però mi piacerebbe leggere “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa”, che racconta la storia degli zii negli anni ’70.

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      • Lucia   14 Giugno 2020 at 22:23

        Io invece voglio leggere “la fortuna non esiste”. Credo sia un’altra lezione di vita, e di positività

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  7. Jane Burden   12 Giugno 2020 at 19:24

    Non conosco la storia di Calabresi né lo leggevo prima però credo sia adatto a questo periodo che sembra tutto in salita…

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    • Rossella Belardi   12 Giugno 2020 at 20:10

      Concordo,infatti i media parlano spesso di resilienza, di capacità di reagire.

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