ITALIA – Come l’ombra di un vaso di fiori di Leda Erente è un piccolo testo che rivela grande spessore: la prima silloge poetica di questa giovane poetessa ci fa spaziare nel mondo naturale in cui siamo immersi: esplorare queste poesie è un percorso nell’ordinario alla ricerca dello straordinario, di uno sguardo che ci offre dettagli e immagini sempre diversi.
Quello che anima Leda Erente in Come l’ombra di un vaso di fiori è la volontà di una conservazione dell’immagine attraverso l’arte della scrittura.
Colpisce la numerazione numerica in luogo dei titoli, da 1 a 50: “…Perché “la mia poesia nasce nel momento in cui io osservo la realtà, come immagini colte al volo col retino”.
La mancanza di titoli lascia così spazio all’immaginazione, invita il lettore all’ interpretazione, a creare un proprio titolo.
L’ idea di poesia di Leda Erente è molto suggestiva: essa è ombra della realtà, del suo disegno definito e strutturato perché l’arte poetica nasce dallo spostare lo sguardo andando oltre ciò che si vede. La ricerca dell’altrove si percepisce anche nelle parole con cui Leda Erente spiega il titolo della raccolta. L’oggetto del vaso di fiori è totalmente quotidiana, ma “assume un significato nello spostamento dello sguardo, nella sua ombra si manifesta l’invisibile”. Prima che scrivere, occorre respirare la poesia, l’odore della poesia è nell’ombra.
NEI BOSCHI L’ACCADIMENTO
Sono le passeggiate solitarie nei boschi l’accadimento su cui si appoggiano i frammenti evocativi di Come l’ombra di un vaso di fiori. Le forme naturali danno vita a visioni suggestive per il gioco di colori e contrasti, luci e ombre, la cui molteplicità crea un’immagine complessa. Una geografia nuova e poetica per cui il fico è visto nelle sembianti di una cetra, suggestioni che si aprono nel paesaggio, immagini vivide che riportano assonanze e risonanze viventi nel bosco, incardinate nel divenire e metamorfosi della natura.
A ogni passo voltarsi indietro trasforma la percezione, ne muta la forma, crea visioni trasmutate della realtà. Le poesie sono corredate di piccole foto interne eseguite dalla stessa poetessa, ad illuminare i misteri nascosti della natura.
La prima poesia apre uno scenario intrigante: “in un battito d’ombra una conoscenza nuova abita il corpo. Le mani sorridono in nidi di farina”. L’ombra, il sorriso, il corpo sono dimensioni fondamentali, c’è un rimando tra l’azione e la conoscenza, a un movimento creativo del gesto.
L’ultima poesia ci dà un canone: . “ la poesia ha un’anima d’acciaio e riflette l’universo. Si muove obliqua tra la terra e l’acqua…..cresce in terreni abbandonati e inconsueti, come fiori di borragine radicati nell’alcova di un io disabitato, svuotato in cui la natura riprende selvaggia i suoi spazi…”
L’IO E I SENSI
Uno spartito poetico per cui poetare crea una corrispondenza tra il poeta e l’ universo, mentre un io disabitato, ripulito vede la natura occupa spazi vuoti e genera spontaneamente il percorso creativo nella mente della poetessa. L’io si riempie di ciò che i sensi offrono, osservare la realtà e archiviarla dentro di sé, farsene testimoni, riverberandola attraverso vibrazioni poetiche è ciò che muove la penna: “ascolto domande che crescono negli angoli ombrosi dei boschi come perenni punti interrogativi ….balsamici quesiti che sciolgono l’udito anchilosato dal troppo rumore”.
Una natura in cui gli esseri viventi si legano tra loro, in una giocosa e ludica dimensione simbiotica, vi aspetta in queste pagine intrise di musicale abbandono…
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Buongiorno. Mi piace molto come è scritto questo libro. Bella anche la recensione.
Sono davvero grata a Teresa Paladin che è riuscita a cogliere l’anima della silloge “Come l’ombra di un vaso di fiori”. Le sfumature, le luci e le ombre, le radure e il fitto del bosco, le suggestioni selvatiche tra i versi. Grazie
Leda Erente
Ringrazio Franca, lettrice appassionata e capace di divertirsi leggendo.
Grazie a Leda Erente che ci ha fatto emozionare col suo passaggio dal quotidiano allo straordinario in una natura che muta forma ad ogni passo.