Dago, le nuove avventure: il Rinascimento italiano come non l’avete mai letto

Dago, le nuove avventure: il Rinascimento italiano come non l’avete mai letto

ITALIA- Sono in arrivo le nuove avventure di Dago, l’eroe veneziano protagonista dell’omonima serie a fumetti ambientata nel sedicesimo secolo. Da pochi giorni è stato pubblicato il numero intitolato La congiura dei Fieschi, e a breve saranno disponibili anche La Chianca Amara e Il segreto di Barbarossa. Qual è la differenza tra uno scrittore e un autore di fumetti? Ce lo spiega un esperto, Gianluca Piredda, sceneggiatore di Dago, che ci ha svelato anche alcune curiosità su questo personaggio. Scopriamole insieme!

I fumetti sono ormai largamente diffusi e apprezzati dal pubblico nostrano, tanto che a Roma si celebra uno dei più grandi festival ad essi dedicati: Romics, quest’anno al suo ventisettesimo appuntamento a partire dal 4 ottobre. Una sezione particolare della manifestazione è riservata alla premiazione di grandi illustratori e autori del fumetto: si tratta del Romics d’Oro, che nella sua terza edizione ha visto insignire proprio uno dei creatori di Dago, Robin Wood. Dalla penna di Wood e da quella di Alberto Salinas è nato l’eroe veneziano di cui oggi vi parliamo.

Le avventure di Dago sono pubblicate in Italia da Editoriale Aurea che ne ha affidato la sceneggiatura ad un autore molto noto a livello internazionale, Gianluca Piredda, ed è a lui che abbiamo chiesto di parlarci di questo eroe del fumetto “rinascimentale”.

Gianluca Piredda, sceneggiatore del fumetto Dago

DIETRO IL FUMETTO C’E’ UN MONDO CHE NON SI PUO’ NON AMARE

Dago- La Congiura dei Fieschi

Gianluca, tu sei un autore e sceneggiatore di fumetti. Puoi dirci come nasce la tua passione per questo genere di scrittura?

Il fumetto mi accompagna da sempre, come un po’ tutto ciò che è narrazione. Libri, cinema, televisione, a suo modo anche un certo tipo di giornalismo. Casa mia è sempre stata piena di carta stampata, i miei genitori mi hanno portato al cinema e al teatro fin da subito – e fin da subito non è un modo di dire, visto che la prima volta che sono stato al cinema avevo 15 giorni…  ed essendo nato nella metà degli anni Settanta, ho vissuto il boom delle tv libere che trasmettevano di tutto. E poi erano gli anni di Supergulp. Lo dico sempre: devo davvero molto alla trasmissione di De Maria e Governi.

Quindi, il motivo per cui ho scelto di fare fumetti per lavoro va oltre la passione. Nell’editoria mi sono sempre occupato di tante cose: sono un giornalista, scrivo libri, ne ho persino scritto uno sulla cultura culinaria sarda, mi occupo di televisione e di cinema… ma il fumetto ha un richiamo particolare e non potrei immaginare la mia vita senza. È costume, è politica e, talvolta, della politica è stato vittima, come quando veniva messo al bando alla metà del secolo scorso, o come avviene tutt’ora nei regimi totalitari. Riesce a essere moda e in alcuni casi a influenzare la società. Molti dei suoi autori hanno vite affascinanti, alcuni drammatiche. In ogni caso, interessanti. Prendi Hugo Pratt, uomo di gran cultura, viaggiatore, o Héctor Oesterheld, il creatore dell’Eternauta, una delle colonne di Lanciostory e leggenda del fumetto argentino, ucciso dalla dittatura. Sapevi, per esempio, che la prima pubblicazione a fumetti italiana venne promossa da una donna? Insomma, dietro il fumetto c’è tanto altro, un vero e proprio mondo che non si può non amare.

 

Uno scrittore immagina nella sua mente le scene e cerca di renderle al meglio sulla carta, facendo riferimento alle persone che può osservare nel quotidiano, alle sue conoscenze o alle esperienze che ha vissuto. Anche nel tuo lavoro accade questo? 

In teoria, sì, ma in pratica non è sempre possibile farlo. Sembrerà assurdo, ma i personaggi dei fumetti vivono una vita propria, come se fossero reali. Assumono delle connotazioni realistiche proprie che devi rispettare per evitare di snaturarle, soprattutto se lavoriamo a personaggi altrui, con una vita editoriale ultra decennale. Dago, per esempio, in quarant’anni di storie ha fatto le sue esperienze, ha sviluppato una propria filosofia di vita e personalità. Quando lo scrivo devo ispirarmi a lui, immedesimarmi. E lo stesso vale per i comprimari. Poi possono capitare degli argomenti  che ci accomunano, come l’amore per il mare, ed è chiaro che quando ne parla in una delle mie storie subentri il mio punto di vista.

Questo cambia, ma di poco, con i personaggi creati da me: li creo in base al mio sentire ma solo inizialmente. Anche loro, piano piano, iniziano a vivere di vita propria.

 

A proposito di Dago, ce ne parli? Si tratta di un personaggio nato dalla penna di Robin Wood negli anni ’80, popolare in Argentina e in Italia. Chi è, e quali aspetti lo caratterizzano?

Quella di Dago è una storia in continua evoluzione, tanto interessante quanto complessa. Il suo vero nome è Cesare Renzi, giovane rampollo di una famiglia veneziana. Tutto inizia quando il padre di Cesare scopre che il miglior amico di suo figlio, Giacomo Barazutti, è coinvolto in una congiura ordita per soverchiare il governo locale. La famiglia di Cesare viene uccisa e lui stesso rischia di perdere la vita per mano di Barazzuti, che lo pugnala con una daga. Gettato in mare, viene recuperato dai pirati che lo ribattezzano Dago per via dell’arma conficcata nella schiena. Da lì inizia tutto e Dago vive diverse vite: da prima schiavo, poi giannizzero, quindi rinnegato. In questi quarant’anni di vita editoriale ha girato il mondo, arrivando persino in America con Cortez, ha conosciuto molti personaggi realmente esistiti ed è stato protagonista di avventure che hanno fatto innamorare del personaggio i lettori italiani e del sud America, un amore che ha portato l’Editoriale Aurea a dedicargli diverse collane. Le nuove storie escono settimanalmente su Lanciostory, e poi vengono ristampate in libri. Esistono due ristampe in formato italiano che ripropongono le storie classiche e, sempre in quel formato, un mensile che presenta storie inedite e parallele. Credo che il punto di forza di Dago sia il fatto che è un eroe classico, da romanzo.

 

Nelle sue nuove avventure Dago “viaggerà” lungo la nostra penisola con storie “a trazione italiana”. Puoi spiegarci in quali situazioni si troverà coinvolto?

È un omaggio al patrimonio storico italiano e in queste storie Dago è testimone di eventi che hanno caratterizzato il XVI secolo. Quelle che sto scrivendo sono ispirate ad avvenimenti realmente accaduti, come La congiura dei Fieschi, ambientata a Genova e appena pubblicata su Lanciostory, disegnata da Edym, o la Chianca Amara, che uscirà il 10 agosto e che ha i disegni di Vincenzo Mercogliano. Questa racconta l’eccidio di Vieste.

La Congiura dei Fieschi

 

Chianca Amara

So che a breve vedremo anche Hassan Aga. Ci dai qualche  anticipazione sulle storie future?

Parli del Segreto di Barbarossa, che uscirà a settembre, sempre su Lanciostory. La storia è ambientata in Sardegna e fonde realtà e leggenda. Qui Dago si muove tra Sassari, Porto Torres, l’Asinara sino ad arrivare a Olmedo, di cui raccontiamo la distruzione per mano dei pirati. Hassan Aga è una figura quasi mitologica sull’Isola. Di lui si sa molto poco a parte che era un pastorello locale che, per salvarsi dai pirati, ripudiò la sua terra e le sue origini. Viene chiamato anche il Sardo Rinnegato ed è diventato il terzo Re di Algeri. In questa storia offriamo una nostra ricostruzione di come possono essere andate le cose. I disegni sono di Silvia Marino.

Per quanto riguarda il futuro, la mia prossima storia sarà disegnata da Rodolfo Torti, uno dei disegnatori storici di Lanciostory e pietra miliare del fumetto italiano. Una vera leggenda. Racconta di una delle figure femminili più influenti del Rinascimento ma, tuttavia, poco nota ai giorni nostri. E sarà un ritorno veneziano di Dago.

Alcune vignette del numero Il segreto di Barbarossa

 

Il segreto di Barbarossa

 

Come hai reagito quando il tuo editore ti ha chiesto di continuare a scrivere le sue avventure, e in che modo ti sei preparato per farlo?

 La proposta è arrivata per telefono, durante una delle mie chiacchierate telefoniche con Enzo Marino, il mio editore, e ho detto immediatamente di sì, senza pensarci troppo. È un onore e un privilegio far parte di questo staff e poter scrivere le storie di Dago. Per prepararmi ho riletto buona parte della collezione e ho fatto ricerche sulla storia rinascimentale delle regioni italiane. Ho cercato fatti di cronaca, personaggi interessanti, avvenimenti importanti.

 

Il tuo approccio alla storia è differente rispetto a quello che hai con Freeman?

Freeman- disegni di Vincenzo Arces

Con Freeman voglio raccontare un periodo storico particolare e tutt’ora sentito, se non di attualità. La serie è ambientata nel 1861, durante lo schiavismo e narra la fuga di uno schiavo verso la libertà. Non racconto una storia reale ma per renderla più verosimile nomino personaggi realmente esistiti ed eventi realmente accaduti; in alcuni momenti alcuni di quei personaggi compaiono nelle storie e incontrano Theo, il protagonista. È presente la musica dell’epoca, per creare una ideale colonna sonora. Insomma, mentre con Dago racconto degli avvenimenti particolari, con Freeman più che l’evento in sé voglio raccontare un periodo, le evoluzioni sociali, i sentimenti di quell’epoca.

 

Negli ultimi quindici anni i fumetti hanno ispirato molti film e serie tv. Pensiamo a Kingsman, Capitan Harlock, ai famosi supereroi Marvel, a Valerian, Riverdale e Warrior Nun, il personaggio di Ben Dunn che ti venne affidato anni fa. Credi che anche Dago possa essere trasposto a livello cinematografico o sul piccolo schermo?

Credo che un progetto televisivo dedicato a Dago funzionerebbe molto bene ma sarebbe parecchio costoso. Ambientazioni, effetti speciali, eserciti di attori. Servirebbe un budget da colossal. Ma renderebbe felici parecchi fan.

Cover Warrior Nun

 

Quando vedi i dialoghi da te ideati nelle vignette e realizzi che la tua storia ha preso forma: è illustrata, ti capita mai di avere qualche ripensamento e di voler ritoccare alcuni aspetti?

 Dipende da quando rileggo la storia. Se la leggo immediatamente dopo averla scritta, la butterei via e la riscriverei da capo. Se la rileggo mesi dopo, con la mente riposata e senza avere ancora quelle situazioni in testa, qualche volta mi trovo soddisfatto.

UN PIZZICO DI REALTA’ ED UNO DI FINZIONE, QUANTO BASTA

In conclusione, il fumetto non è più  visto solo quale mezzo di evasione dai suoi appassionati nè come puro esercizio grafico, ma come strumento di conoscenza. Nel mese di giugno vi avevamo già parlato di un modo alternativo di considerare la Storia, diverso dall’approccio tradizionale sui banchi di scuola: il romanzo storico, che unisce personaggi realmente esistiti a quelli di fantasia. Ne sa qualcosa Cinzia Tani, autrice della trilogia Il volo delle Aquile, che sta riscuotendo successo anche tra coloro che per la prima volta si stanno confrontando con questo genere narrativo. Ritroveremo gli stessi elementi, di realtà e fiction, nei prossimi numeri di Dago. Che vi piaccia o meno la Storia, perchè non provate? Quest’estate passatela con Dago. Forse scoprirete una passione nascosta per il fumetto!

 

 

 

 

 

Rossella Belardi

2 Responses to "Dago, le nuove avventure: il Rinascimento italiano come non l’avete mai letto"

  1. Antonio Bramclet
    Antonio   16 Agosto 2020 at 10:25

    Bella intervista Rossella. Sono un lettore del vecchio Dago e ovviamente un ammiratore di Solinas. Non avevo info sulle sceneggiature, sulle nuove storie e i recenti disegnatori.

    Rispondi
    • Rossella Belardi   16 Agosto 2020 at 12:22

      Grazie Antonio. Devo ammettere che non avevo mai parlato con uno scrittore di fumetti: un’esperienza interessante e divertente a partire proprio dalla costruzione dell’intervista, e Gianluca è stato molto preciso nel rispondere alle domande.

      Rispondi

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