Mondo Gatto: i gatti nel cinema (inizio del percorso)

Mondo Gatto: i gatti nel cinema (inizio del percorso)

MONDO – Da Truffaut a Orson Welles, da Carol Reed a Frank Capra. Sono tanti i registi che hanno reso grandi i gatti nel cinema. Ecco alcuni grandi film d’autore in cui i nostri amici felini hanno un ruolo determinante nel susseguirsi della trama.

Cari lettori,

eccoci al nuovo appuntamento. Ritengo che il gatto più importante che abbia suscitato interesse, attenzione, suspense e anche considerazioni filosofiche sia il gatto presente nel film di Carol Reed Il terzo uomo (anno 1949). Il film è una vera e propria spy story, quindi dominata dall’elemento dello spionaggio come filo conduttore e della suspense come nube che avvolge tutta la pellicola.

Io non vi racconterò la trama, anche perché potete benissimo consultarla su tutti i dizionari del cinema, perché non voglio togliervi la sorpresa di alcune scene. Vi voglio invece sottolineare l’interpretazione del gatto, che è determinante per lo svolgimento di del film, soprattutto nella parte finale, dove attraverso il gatto tutta la storia assume un significato ancor più limpido e trasparente, nella sua drammaticità.

L’altro aspetto interessante, che potremmo dire prodotto dall’effetto gatto, in quanto il protagonista che appare e non appare ma di cui si sente l’inquietante presenza, si trova in un determinato luogo ed esprime un suo concetto rispetto all’andamento dei tempi: si tratta di Orson Welles, che parlando con Joseph Cotten espone la sua filosofia sulla storia dei tempi e sostiene:

“Caro amico, durante il Rinascimento accadevano uccisioni, assassinii, ruberie, stupri e violenza di ogni tipo. Ma quel periodo ha prodotto tra i geni più grandi della storia dell’arte e della letteratura. La Svizzera, che esiste da centinaia di anni, cos’ha prodotto alla fine di tutto il suo percorso storico? Solo l’orologio a cucù”.

Questa battuta non era nella sceneggiatura originale del film ma è stata inserita da Orson Welles, che come ben sapete era un personaggio impossibile da gestire, ma questa battuta ha fatto la fortuna del film insieme al gatto di cui vi narravo precedentemente.

Un altro film, completamente diverso, dove il gatto ha una funzione veramente emblematica è Effetto notte di François Truffaut (1973). È una storia meravigliosa dedicata alla nascita e alla realizzazione di un film. È come un diario di lavorazione sulla creazione di un film in cui si mescolano in modo sapiente e delicato (tipica cifra stilistica del regista) la realtà e la finzione dentro e fuori dal set. Truffaut si era messo in testa di girare una scena, reale, in cui un gattino bianco avrebbe dovuto di sua spontanea volontà avvicinarsi a una tazzina piena di latte per nutrirsi e abbeverarsi.

I gatti nel cinema: Effetto Notte

La scena è stata girata un mucchio di volte perché il gattino non ci pensava neanche di andare a bere il latte. Probabilmente molti pensano che il latte sia un alimento adatto ai gatti ma non è così. Il gattino quindi aveva intuito, fin da piccolo, che quella ciotola piena di latte non faceva per lui. La scena è stata ripetuta un mucchio di volte, e si vede proprio nel film, perché il gattino non aveva la minima intenzione di seguire le indicazioni del regista. Forse alla fine si è convinto e va a bere un po’ di latte ma la cosa divertente è che questa scena dura molto e fa parte integrante della struttura del film. È come se un regista avesse detto a un attore non protagonista: “Tu devi interpretare questo ruolo e realizzare questa scena”, l’attore non voleva né interpretare il ruolo, né realizzare la scena.

Questa situazione mi ha fatto venire in mente un altro film, che non c’entra niente coi gatti ma di cui vi parlerò in un prossimo futuro, dove un attore scelto da Frank Capra doveva reggere una parte in uno dei capolavori del regista, L’amaro tè del generale Yen. L’attore in questione doveva interpretare il ruolo di un consulente economico americano di questo generale cinese. Tutta la storia è ambientata nel secolo scorso durante la guerra civile cinese. L’attore doveva trovarsi sul set ma non c’era perché si era dimenticato di presentarsi al lavoro ma in quel momento era in un’altra città. Capra lo mandò a prendere in aereo e lo trasportò sul set.

I gatti nel cinema: le locandine di L’Amaro tè del generale Yen e Caccia al Ladro

Chiuderei questa apertura su i gatti nel cinema con una considerazione sul grande maestro Alfred Hitchcock. In molti suoi film, ne ha realizzati circa 90, compare un gatto. Il gatto è tendenzialmente nero e siccome Hitchcock amava i numeri e la numerologia e credo fosse anche molto superstizioso, ho contato la presenza del gatto nero in 9 film (ho visti tutti i film di Hitchcock). Il gatto nero in Inghilterra, dato che Hitchcock era inglese anche se ha realizzato la massima parte dei suoi film in America, porta fortuna ed era assunto regolarmente dai direttori dei teatri perché evitasse la presenza dei topi nei luoghi di spettacolo. Il gatto nero in Hitchcock è presente in modo particolare e apre proprio il film in “Caccia al ladro” (1955) dove Cary Grant si scatena, diretto magistralmente dal grande maestro del brivido, in una interpretazione tra le meglio riuscite della sua carriera.

Cari lettori, questo aperitivo sui gatti nel cinema speriamo lo possiate gustare nel modo migliore.

Buona lettura e alla prossima puntata.

Il vostro gattofilo praticante,

Federico Grilli

Federico Grilli

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