BOLOGNA – Il romanzo di Filippo Venturi, oltre ad appassionarci, ci fornisce un’occasione. Ma questi spaghetti alla bolognese, invece di essere aberrati dai cittadini e dai ristoratori, non possono rappresentare un’occasione per migliorare l’economia gastronomica (e non solo) della città, messa in ginocchio dall’emergenza Covid-19?
Gli Spaghetti alla bolognese non esistono. E’ questo il titolo del libro di Filippo Venturi edito da Mondadori, un noir, bolognese appunto, che se apprezzate il genere non potrà che incuriosirvi.
L’autore, come detto, si chiama Filippo Venturi. E’ nato nel 1979, ha studiato Legge e nella vita quotidiana gestisce una trattoria a Bologna. La sua grande passione è la scrittura, con la quale non disdegna cenni alla cultura bolognese e alla sua amata città. Qualche esempio in questo senso? Nel 2018, Venturi ha pubblicato un altro noir, dal titolo Il tortellino muore nel brodo.
Ma torniamo al suo nuovo lavoro. Non posso e non voglio svelarvi i dettagli della trama ne tantomeno il finale del romanzo. Posso però dirvi che la narrazione è ambientata a Bologna e la maggior parte dei personaggi sono bolognesi. Molti escono dalla fantasia dello scrittore, alcuni sono reali e, cosa più importante, a ricoprire un ruolo chiave nel susseguirsi del libro è l’effige della Madonna di San Luca, simbolo intoccabile di tutti i bolognesi.
Si dice che chi lavoro nel campo enogastronomico un po’ artista lo sia e Venturi è un esempio perfetto in questo senso. La sua vena artistica nello scrivere questo romanzo infatti non è meno pregevole. Venturi traccia la trama in modo avvincente, senza mai eccedere nel prolisso, nel capzioso, nel banale o nel ripetitivo. Ha descritto personaggi realistici, di quelli che puoi incontrare a Bologna ogni giorno. E poi il pathos, fondamentale per il genere noir; il susseguirsi dei fatti che descrive lasciano sempre col fiato sospeso il lettore.
Leggere questo libro è come assistere ad un concerto diretto da un perfetto direttore d’orchestra: lo spettatore viene infatti avvolto dalla melodia delle note e giunge al termine dell’esibizione (in questo caso della lettura del libro) senza accorgersene. Non sono qui per tessere le loti di Venturi, cerco semplicemente di esprimere le sensazioni che ho provato nel leggere Gli Spaghetti alla bolognese non esistono, romanzo che vedo bene come compagno di vacanza.
Parlando sotto l’aspetto di marketing e non da “tifoso”, ho apprezzato molto anche il titolo del volume – Gli Spaghetti alla bolognese non esistono. Questi spaghetti sono infatti un pugno nello stomaco per gli integralisti bolognesi che li abiurano. Il negare ancora una volta in pubblico la loro esistenza e dedicargli il titolo del libro rappresenta per i “tifosi” una bella soddisfazione.
La verità però è un’altra. Gli spaghetti alla bolognese non esistono a Bologna ma sono presenti in Italia e in tutto il mondo (se non ci credete andate a contare le ricerche su Google, troverete la bellezza di 77000 provenienti da tutto il mondo). Pensate che dopo la pizza napoletana, sono il piatto italiano più famoso nel mondo e questo i bolognesi integralisti (i tifosi per intederci) non lo digeriscono. Il motivo? Perché le tagliatelle alla bolognese e gli spaghetti alla bolognese hanno lo stesso “cognome”. In poche parole, l’appello dei bolognesi integralisti a tutti gli abitanti di questo vecchio pazzo mondo è uno e uno solo: stranieri, convertitevi alle tagliatelle alla bolognese, altro che spaghetti alla bolognese!
Ora poniamoci questa domanda, sempre in ottica marketing. La parola Bologna, per via degli spaghetti, è nota in tutto il mondo e questo ai bolognesi è costato zero lire. Non sarebbe allora più producente aprire un dialogo con gli spaghetti, promuovere gemellaggi, invitarli a Bologna per scambiarsi i reciproci sapori e diffondere la pasta fresca bolognese inviando le sfogline a casa loro?
Non sarebbe più opportuno (sempre in chiave marketing) accogliere il turista che chiede di mangiare gli spaghetti alla bolognese, non con un secco “non esistono”, ma spiegare loro che il piatto tradizionale bolognese resta la tagliatella? E perché non consigliare loro di ordinare questo piatto o almeno di assaggiarli entrambi visto che hanno lo stesso condimento (il ragù)?
A causa della pandemia da Coronavirus a Bologna i turisti stranieri scarseggiano. Rammentiamoci allora che la parola Bologna è nota in tutto il mondo anche per via degli spaghetti.
Il mio appello è dunque rivolto alla intellighenzia turistica bolognese e ai ristoratori. Perché non sfruttare questo assist allo scopo di accogliere gli spaghetti alla bolognese “stranieri “non come usurpatori ma come veicolo commerciale per richiamare turisti in città e quindi promuovere le “tagliatelle alla bolognese” all’estero?
In calce sono gradite le opinioni dei lettori che di seguito verranno pubblicate.
Info sul libro:
Gli spaghetti alla bolognese non esistono
autore Filippo Venturi, pagg. 179
editore Mondadori, prezzo € 18.
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Ottimo questo articolo! Sono Barbara, Brasiliana di Rio de Janeiro però con il cuore italiano. Ho vissuto in Roma per 2 anni, ho avuto tempo sufficiente per conoscere bene praticamente tutta Italia anche perché, la amo davvero. Bene… non ho MAI assaggiato lo spagetti alla bolognese!! Mai!! Invece in Brasile, USA, etcc ci sono sempre!! Grazie per questi belle consigli, ora facciamo il tagliatelle volentieri! A proposito del marketing hai ragione, cumplimenti.
Ho letto in internet e in My Where che il giornalista Lamberto Selleri si batte da anni (spesso incompreso) per gli spaghetti alla bolognese a Bologna sostenendo – a ragione – che sarebbero un richiamo di turisti in città, turisti ai quali si potrebbe poi proporre, per paragone, anche la tagliatella alla bolognese (piato della tradizione). Purtroppo i bolognesi che per anni sono stati “chiusi” verso i turisti (salvo poi ora lamentarsi per il mancato afflusso causa covid) hanno costantemente osteggiato – sia i cittadini che i ristoratori – questo piatto conosciuto, invece, in tutto il mondo.
Il titolo del libro “Gli spaghetti alla bolognese non esistono” é quindi già di per se stesso un. giallo! Titolo accattivante sia per i bolognesi che storcono il naso davanti ai menù delle rare trattorie che li propongono, sia per i non bolognesi che, invece, li conoscono benissimo.
Bologna forse per l’ombra delle sue torri e dei suoi portici che si contrappone al rosso acceso dei mattoni e al sole delle piazze, per i giardini interni delle antiche dimore non visibili al passante e che intravvisti danno un. senso di mistero, ha ispirato molti autori di gialli: bolognesi, italiani in genere e anche giallisti stranieri, ma nessuno aveva osato immaginare il furto della sacra immagine della Madonna di San Luca, punto di riferimento sia fisico (il colle dove sorge il Santuario sembra proteggere la città ed é visibile a 360° a chi giunge da fuori) che spirituale per ogni bolognese (ateo o religioso che sia). Sono quindi andata ad acquistare il libro: sono alle prime pagine, lo stile é moderno, veloce…
Gli chef, oggi famosi come grandi attori, non rinunciano al busines (interviste su quotidiani, periodici, filmati in TV, in internet ecc.). Perché allora FICO, il parco agroalimentare più grande del mondo, non vede negli Spaghetti alla Bolognese il busines per la città di appartenenza, creando occasione di dibattito non solo tra i ristoratori bolognesi e italiani, ma anche con ristoratori provenienti dall’estero? Questo potrebbe creare manifestazioni pubblicizzate, ma soprattutto potrebbe servire come incontro di culture diverse su una analoga tradizione e quindi anche di integrazione di cui tanto si parla e si cerca di fare.
Infatti Tagliatelle e “Spaghetti alla bolognese all’Estero”hanno in. comune il ragù alla bolognese (sedano, carota, carne, cipolla, pomodoro) ma i cuochi sia della provincia di Bologna, che di ogni nazione lo interpretano in modo differente a seconda delle loro tradizioni. E’ bello conoscere gli “altri” in questo modo, cioè confrontando ed imparando l’approccio alla nostra cucina nei loro paesi d’origine e viceversa!
Ecco l’occasione per un punto d’incontro – in chiave di marketing – tra le diverse ricette di ragù alla bolognese all’estero e il ragù con cui sono condite le Tagliatelle alla bolognese. Uno scambio di ragù – una specie di festival di ragù alla bolognese – senza nessuna votazione di preferenza di un piatto o dell’altro ma un semplice scambio culturale.
Sarebbe bello usare quest’occasione per promuovere il piacevole giallo bolognese di Filippo Venturi: ” Gli spaghetti alla bolognese non esistono”, una lettura garbata, una passeggiata in città tra personaggi veri ed immaginari.
Un giallo alla bolognese é il giallo del bolognese Filippo Venturi, che si è premurato di dargli per titolo un altro giallo bolognese: “Gli spaghetti alla bolognese non esistono”. Ho letto il libro tutto di un fiato, e ,bolognese quale io sono, mi sono divertito moltissimo anche perché é stato scritto alla bolognese: testo, trama e personaggi sono tutti alla bolognese. Anche la protagonista del giallo abita da secoli a Bologna ed é quindi bolognese d’adozione: si tratta della Madonna di San Luca! Lo consiglio agli amici, ai parenti, ai conoscenti. Ma lo consiglio anche ai non bolognesi come manuale per apprendere spirito e temperamento dei Bolognesi che hanno ceduto a rana i tortellini e diffidano gli spaghetti alla bolognese di mettere piede a Bologna, questo per difendere le tagliatelle alla bolognese, entrambi (tagliatelle e spaghetti) conditi con quel ragout francese, pardon, ragù alla bolognese!
Giustificata la scelta di Mondadori di mettere in scuderia anche Filippo Venturi: è un autore di quelli che, se non primo, ma piazzato, arriverà sempre. Sedotto dal titolo, ho comperato il libro e francamente 19 euro per un libro non rilegato, ma con le pagine incollate, il prezzo mi è sembrato un tantino caro, ma questo è un dettaglio. Certo questo romanzo, definito giallo o nero, non mi ha deluso. All’autore piace scrivere per il piacere di scrivere e lo fa discretamente bene. Si percepisce tutto l’impegno che ci mette, certamente il lavoro che gli dà da vivere lo ha aiutato molto: fa l’oste a tempo pieno e questo gli permette di entrare in contatto diretto con una moltitudine di persone, che sono poi il bacino a cui attinge quando descrive i personaggi dei suoi romanzi. La fantasia non gli manca: ed ecco fatto nascono i suoi libri che certamente non li reputo intellettualmente impegnativi, anzi mi sento di aggiungere che sono romanzi del genere “estivo”: da dimenticare in spiaggia o da lasciare nella baita estiva ad uso e consumo dei successivi avventori. Posso essere più esplicito: questo romanzo è una gradevole compagnia estiva “usa e getta” come si è sempre fatto quando un tempo, periodicamente, uscivano in edicola i gialli Mondadori. La canicola estiva mi ha convinto anche ad assistere a una di quelle farse culturali in cui gli autori dei libri, accompagnati da “spalle” illustri (il tutto seguendo un copione prestabilito), parlano dell’ultimo libro che hanno dato alle stampe, e fin qui niente di male: lo fanno tutti, perché non lo deve fare anche Filippo Venturi? È un oste e lui sa bene che la merce, per essere venduta, deve prima essere presentata. E cosi il duetto é stato. La spalla era il capo redattore della sede di Bologna del giornale la Repubblica. E’ mancato il dialogo con gli spettatori che avevano già letto il libro e che avrebbero voluto fare delle domande all’autore. Infatti incuriosiva molto il titolo del libro “Gli spaghetti alla Bolognese non esistono”, titolo che non ha nulla a che fare con la trama del libro stesso. L’unica spiegazione plausibile che mi sono dato è che, come lo “specchietto per le allodole “, questo titolo è un incentivo per vendere il libro. È noto invece a tutti che dopo la pizza alla napoletana, il piatto italiano più conosciuto ed imitato al mondo sono” gli spaghetti alla bolognese.” Venturi come scrittore di romanzi ha una sua ragione d’essere ma in veste di oste dubito delle sue attitudini, avendo sottovalutato che se un turista viene a Bologna perché al suo paese ci sono gli spaghetti alla bolognese, e, una volta giunto a Bologna, gli dicono che non esistono, la brutta figura la fa l ‘oste perché il cliente, tornato al suo paese, troverà in commercio solo gli spaghetti. Allora mi domando: non sarebbe più coerente offrire un piatto con spaghetti e tagliatelle entrambi conditi con il medesimo ragù alla bolognese e lasciare al cliente la possibilità di stabilire il migliore e comunque regalargli una ricetta del ragù alla bolognese? Intitolare un libro con una bugia plateale commercialmente è possibile, ma certamene l’oste – scrittore non fa una bella figura.
In merito alla proposta di Selleri, uno dei pochi giornalisti con un punto di vista non dicotomico sulla questione spaghetti alla bolognese, troverei geniale una campagna “don’t call me spaghetti”.
Quello degli spaghetti alla bolognese è uno dei più grandi misunderstanding culinari italo-americani (dopo quello degli spaghetti con polpette) su cui si potrebbe puntare a vantaggio del nostro turismo. Da emiliana sarei ben contenta di “correggere” un turista , l’importante è che nessuno torni in patria senza aver compreso perché le tagliatelle al ragù sono tagliatelle alla bolognese! 😁