Vittorio Sgarbi racconta Dante Giotto e l’amore. Fino al 12 Dicembre all’Olimpico di Roma

Vittorio Sgarbi racconta Dante Giotto e l’amore. Fino al 12 Dicembre all’Olimpico di Roma

ROMA – Sentire le parole del Sommo Poeta attraverso il genio della pittura, uno dei più grandi di tutti i tempi. Dopo il debutto milanese la scorsa settimana, l’8 Dicembre arriva al Teatro Olimpico di Roma Dante Giotto e l’amore, la conferenza-spettacolo di e con Vittorio Sgarbi, da un’idea di Sabrina Colle. Un attacco senza precedenti a ciò che ha fatto Benigni.

In programma fino al 12 dicembre, lo spettacolo Dante Giotto e l’amore rivela e connette l’opera dei due assoluti geni italiani creando un dialogo inedito in cui, seguendo il fil rouge dell’amore, la fattezza letteraria della Commedia dantesca e i suoi significati ritrovano una spiegazione e una trasposizione visiva incredibile nelle pitture del grande Giotto, padre e maestro della pittura antica. Al Teatro Olimpico di Roma.

In scena per circa due ore, Vittorio Sgarbi leggerà parole e immagini, soffermandosi sui particolari più interessanti e fornendo approfondimenti di natura stilistica e contenutistica. Creerà rimandi, connessioni e collegamenti collegamenti logici, sciogliendo alcuni nodi di complessa interpretazione per il pubblico. La genialità di due artisti unici messi l’uno accanto all’altro, per spiegare come mai furono in grado di condizionare in maniera indelebile i modelli stilistici successivi, le idee, il pensiero fisolosofico, l’arte, la società, la politica, la spiritualità.

LE PAROLE DI SGARBI

Sgarbi viene accompagnato sul palco da Valentino Corvino, con le sue musiche eseguite dal vivo, e un video di Elide Blind e Simone Tacconelli. Ci ha arricchiti con performance teatrali incentrate su Caravaggio, Michelangelo, Leonardo e Raffaello. Ora, per il suo quinto spettacolo, Sgarbi imposta una narrazione con due protagonisti, raddoppiando la complessità ma anche la possibilità di comprensione.

Una vera e propria indagine, del tutto approfondita, che si vuole configurare, per utilizzare le parole di Vittorio Sgarbi, come

“un ossequio tardivo ai 700 anni dalla morte di Dante, caratterizzato però in modo unico grazie a Giotto”.

Interessanti e pungenti le parole di Sgarbi riguardanti il più celebre dei precedenti interpretativi della Commedia:

“Questa è la mia risposta a quello che ha fatto Benigni, la cui lettura di Dante ho trovato monofonica, insulsa, ospitata nei palazzi del potere come il Quirinale”,

afferma polemicamente il critico d’arte.

“la Divina Commedia deve essere spiegata, tradotta, perché alcuni passaggi sono troppo difficili. Nel mio spettacolo tradurrò i canti più criptici, come se si tornasse a scuola”.

Non c’è che dire, l’idea e la modalità di svolgimento hanno catturato il nostro interesse, mai affievolitosi durante questo lungo anno di solenne celebrazione per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri

Non mancate!

Milù Vici

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