Nasceva oggi Paul Newman, attore apprezzato da tre generazioni. Quattro film che ne fotografano la grandezza

Nasceva oggi Paul Newman, attore apprezzato da tre generazioni. Quattro film che ne fotografano la grandezza

ACCADDE OGGI – Il 26 Gennaio 1925, al tramonto di un giorno freddo e piovoso nasceva la stella di Hollywood, il regista, il filantropo, il pilota automobilistico statunitense. È stato d’ispirazione per molti attori che sono arrivati dopo di lui, un esempio ancora oggi per il coraggio con il quale ha affrontato la sua vita.

Paul Newman ci ha lasciato il 26 settembre 2008, ma quando lo vediamo sul teleschermo abbiamo la sensazione che non se ne sia mai andato. Ha girato pellicole indimenticabili, mostrando come passano gli anni senza aver paura d’invecchiare. Ha fatto innamorare mezzo mondo, gestito ruoli difficili, vissuto una vita personale che lo ha messo alla prova.

Nella sua carriera ha vinto tre premi Oscar, sette Golden Globe. Il suo talento, la sua faccia da bravo ragazzo e gli occhi azzurri sono stati un punto fermo del cinema per 83 anni. Oggi, nel giorno della sua nascita, abbiamo deciso di ricordare Paul parlando di quattro pellicole che ci hanno scosso. Sono quattro film diversi, interpretati in momenti distanti, ma che ugualmente ci sollevano il morale in una giornata no.

PAUL NEWMAN: DALLA GUERRA A LASSU’ QUALCUNO MI AMA

Foto da: larena.it

Il padre di Paul Newman aveva un negozio di articoli sportivi e Paul aiutò il padre sino alla fine della High School. Poi si arruolò nella U.S.Navy Air Corps sperando di diventare un pilota, ma era daltonico e fu arruolato come marconista. Durante la Seconda Guerra Mondiale prestò servizio nel pacifico meridionale.

Quando fece ritorno a casa decise di frequentare la scuola d’arte drammatica presso la Yale University. Poi s’iscrisse all’Actors Studios di New York risultando molto talentuoso, bellissimo ed in possesso di una ottima memoria. Le sue doti ed il suo aspetto gli fornirono ben presto la prima grande occasione. Era di quelle da prendere al volo, da non sprecare.

Nel 1954 fece il suo esordio cinematografico ne Il calice d’argento, ma la sua prova attoriale purtroppo non fu delle migliori. Lo accusarono di recitare la sua parte con il fervore di un autista di autobus che annuncia le fermate locali. Queste offese lo scossero e lo fecero riflettere. Continuò a studiare ed a fare tanto teatro, nella speranza di avere una seconda possibilità cinematografica. E così fu.

Nel 1956 il pubblico lo acclamò per la sua interpretazione del pugile Rocky Graziano in Lassù qualcuno mi ama. Diretto da Robert Wise, risulta davvero convincente nel ruolo del protagonista, un boxer veramente esistito che combatteva negli anni Quaranta. Siamo agli inizi della sua lunga carriera, ma chiunque capì che quel ragazzo non era solo bello. In quel ruolo secondo noi ha dato davvero tutto, sapeva che non avrebbe avuto altra occasione.

La sceneggiatura era perfetta per dimostrare tutte le sue qualità. Una storia difficile, come quella di molti pugili di quell’epoca. Riformatorio, padre alcoolizzato, una madre che muore lasciando un vuoto enorme. La vera vita di un uomo che, con tanta forza volontà, ha saputo reagire a tante sconfitte sino ad arrivare al titolo mondiale.

Paul Newman dichiarò di aver letto la biografia del campione una decina di volte, di essersi emozionato e di aver capito quanto fosse importante gestire quel ruolo con verità. Graziano alla fine del film sa di avere una ultima possibilità per vincere il titolo. Paul Newman, in un certo senso, sapeva d’essere nella stessa condizione: se il film fosse andato male, probabilmente non avrebbe mai avuto più occasioni a Hollywood. È per questo che vi consigliamo la visione di questa vecchia pellicola: riempie di emozioni conoscendo meglio la storia dei due protagonisti.

LA LUNGA ESTATE CALDA DI PAUL NEWMAN

Foto da: paperblog.it

The long, hot summer è un film del 1958 diretto da Martin Ritt, adattato a tre racconti di William Fauklkner. Newman con questo film vinse il premio come migliore attore protagonista al Festival di Cannes. Ma non abbiamo scelto di parlavi di questo per ricordare la bravura dell’attore americano.

La pellicola in questione segnò l’incontro sul set fra Paul Newman e Joanne Woodward, i quali si sposarono l’anno successivo e formano una delle coppie più celebri, amate e longeve di Hollywood. Se guardate questi 118 minuti di girato capirete quanto sono complici i due protagonisti nel film e nella vita. La storia è bellissima, ricca di personaggi, di caratteristiche umane, di ostacoli che si presentano quotidianamente all’uomo. Siamo nel Mississippi e Ben, Paul Newman, è un giovane ragazzo che mostra i due lati opposti della medesima medaglia. Di lui si sa poco, si presume, se ne ha disprezzo.

Passa tutta la prima parte del film a far di tutto per farsi odiare dagli altri protagonisti e dagli spettatori. Un arrogante che per far fortuna non guarda in faccia i sentimenti degli altri, molti lo accusano anche di essere stato un piromane in passato. Vive alla giornata, cercando di entrare nelle grazie di un affarista borioso di nome Will Varner, Orson Wells. Calpesta i sentimenti di chiunque pur di arrivare ad avere successo. Si fa odiare anche dai due figli di Varner: dal figlio maschio che si sente rubare la scena e dalla figlia femmina Clara, Joanne Woodward: lo detesta per il modo arrivista con il quale abbindola il padre. Poi la storia cammina e viene alla luce il passato difficilissimo di Ben.

È in questo momento che Paul Newman, nel bel mezzo di questo girotondo, mostra l’altra faccia di Ben, quella indifesa. Emergono insicurezze dovute ad un’infanzia terribile e si capisce che lui sia diventato così cinico come difesa verso il mondo. Ben da qui in poi si prenderà cura di Clara, proprio come Paul ha fatto con Joanna.

INTRIGO A STOCCOLMA

Foto da: the savagebunch.wordpress.com

Una stella brilla sempre, ma c’è un tempo nel quale è più luminosa, ha più senso, sembra non avere limiti. Personalmente credo che Paul Newman in questo film tocchi il momento più alto della sua carriera. Girato da Mark Robson nel 1963 rappresenta, dal mio modesto punto di vista, l’apice dell’attore: una maturità umana importante, una padronanza interpretativa sempre più convincente e ad una bellezza imbarazzante.

Al Newman in questa pellicola basta solo un minuto per sbaragliare la concorrenza dell’epoca, per mostrare di non avere rivali. Interpreta Andrew Craig, uno scrittore statunitense alcoolizzato e donnaiolo che vince il Nobel per la letteratura. Un uomo disincantato e mascalzone che quasi si domanda cosa ci fa in mezzo alle altre personalità premiate. I suoi occhi azzurri, Stoccolma, un intrigo internazionale scritto in modo magistrale, azione, inseguimenti. Un action movie pieno di colpi di scena impreziosito anche dall’attrice protagonista: Elke Sommer che interpreta Lisa Andersson, un’assistente che l’organizzazione del premio mette a disposizione dell’affascinante scrittore.

Un film così basta vederlo una volta per non dimenticarlo. Alla fine, per quanto è bravo Newman, lo spettatore crede davvero che sia uno scrittore. Probabilmente una scrittura fantastica ha aiutato l’attore americano, ma è stato eccezionale nell’interpretare un uomo che non abbassa la testa, un temerario senza paura che non cede di un millimetro quando è convinto d’essere nel giusto.

Purtroppo, rientra in quelle commedie d’azione che non possono partecipare ad un Oscar. È una sorta di thriller spionaggio che ha nel suo DNA la sola possibilità di far divertire lo spettatore. A mio avviso però, è un piccolo capolavoro, arricchito dalla fotografia di William H.Daniels.

IL COLORE DEI SOLDI

Foto da: film.it

In questo film Newman è più maturo, affianca un giovane Tom Cruise. La sua figura qui è quella del mentore, del precettore. Sembra pronto ad insegnare tutto ciò che può al collega. L’età dei personaggi è perfetta per gestire questo tipo di rapporto: uno più esperto che può alzare il dito ed indicare cosa non fare al ragazzo. La storia sembra proprio scritta per loro due, in una sorta di passaggio di consegne che mostra ancora una volta la magia di Newman.

Il film è del 1986, girato da Martin Scorsese tratto dal romanzo di Walter Trevis. È la naturale prosecuzione de Lo spaccone, interpretato da Newman 25 anni prima. Il tempo è passato, ma la sua maestria nel mostrare il burrascoso mondo del gioco è intatta. Per lui gli anni sembrano proprio non passare. Non sarei onesto se non dicessi quello che penso: ritengo che per Tom Cruise, senza offesa, sia stata una Mission Impossible recitare al fianco di un mostro del genere. È palese la differenza fra l’attore che ha interpretato Il sipario strappato di Hitchcock e quello che ha vestito i panni del pilota in Top Gun.

Newman è ancora Eddie lo svelto accompagnato dalla sua amata stecca Balabushka. Atlantic City, meta preferita da giocatori e scommettitori. L’ennesimo torneo di biliardo per rialzarsi dal passato sfortunato. Un film drammatico che, a mio avviso, consacra definitivamente l’attore nell’Olimpo dei dieci attori americani più grandi di tutti i tempi.

PAUL NEWMAN: FASCINO, GALANTERIA E TANTO ALTRO

Foto da: gqitalia

Una vita piena e ovviamente difficile come quella di ogni mortale. Amici importanti persi durante il suo cammino ed una morte che lo ha raggiunto a 83 anni, il 26 Settembre 2008, a causa di un cancro ai polmoni. Un gigante del cinema che si è spento lentamente nonostante i suoi occhi blu ghiaccio e il suo sorriso contagioso. Se c’è qualcosa a cui un genitore non dovrebbe mai assistere, quella è la morte di un figlio. Purtroppo, a Paul Newman è successo. Il suo unico figlio maschio, Scott Alan è morto per overdose. Questa morte è sempre stata classificata come accidentale, dovuta ad un mix di alcol, farmaci e cocaina. Recentemente, invece, pare che questa overdose sia stata cercata e voluta da Scott per punire il padre che lui ha sempre definito assente.

Noi sappiamo solo che quando è avvenuto il decesso l’attore ha trascorso sei mesi chiuso nella sua casa senza avere contatti con nessuno. La lunga meditazione lo ha portato, fra le altre cose, ad iniziare la sua carriera come pilota automobilistico. Non possiamo sapere se le due cose siano collegate, se cercare di sconfiggere il pericolo e sfidare la morte in pista sia stato un modo per giocare con la vita. Il rapporto fra un padre ed un figlio dovrebbe essere semplice, naturale. Invece è uno dei meccanismi più complessi e indecifrabili che esistono. Si creano dipendenze, oppressioni, divieti, concezioni opposte sulla sopravvivenza. L’unica cosa certa è che l’attore fosse un uomo di gran cuore che manca molto ai figli.

A conferma di questo è venuta fuori una notizia, resa nota da due delle figlie di Paul Newman. Stanno pensando di far uscire un docufilm sulla vita del padre, qualcosa d’inedito, vero e puro. Qualcosa in più di una biografia, un modo per sentirci ancora vicini al grande attore. E, udite, udite, pare che le figlie abbiano una preferenza su chi debba interpretare Paul Newman in età giovanile. Hanno pensato a Damiano dei Maneskin. Per il ventenne romano potrebbe essere un’occasione unica.

Comunque…Paul….è stato un piacere parlare ancora di te!

Francesco Danti

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