Oggi è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Parliamo di disturbi alimentari

Oggi è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Parliamo di disturbi alimentari

MONDO – Il 16 Ottobre ricorre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, una data importante per la lotta alla mancanza e allo spreco di cibo, utile anche nell’affrontare temi legati al benessere, alla prevenzione e alla cura del corpo. Formalizzata nel 1979 su intervento della FAO, si configura come un tema del tutto attuale, sia per quanto riguarda il tentativo di assicurare una più equa distribuzione delle risorse alimentari nel mondo, sia per sensibilizzare le coscienze dei Paesi Sviluppati ad un approccio equilibrato al tema dell’alimentazione. In occasione di questa giornata, parliamo di un disturbo ancora poco conosciuto: la Sindrome da Alimentazione Notturna.

 

 

La Sindrome da Alimentazione Notturna o night-eating syndrome è stata descritta da Albert Stunkard nel 1955 come un disturbo caratterizzato da anoressia mattutina, con tendenza a evitare la colazione e ad avere poca fame nel corso della giornata, per poi percepire un enorme appetito nelle ore serali e concludere il tutto con un’abbuffata notturna  accompagnata da insonnia.

Come tanti disturbi relativi al benessere psicofisico, anche la Sindrome da Alimentazione Notturna ha fatto fatica a farsi strada nella medicina ufficiale, finché non è stata di diritto inserita nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5).

Una parte importante di questa malattia legata all’alimentazione si ritrova poi nella difficoltà a prendere sonno, nei frequenti risvegli notturni e nella scarsa qualità del sonno.

Quasi sicuramente, la maggior parte di coloro che non ne soffrono non ne hanno mai sentito parlare, eppure la sindrome da alimentazione notturna esiste e si espande a macchia d’olio: si stima una preminenza per un buon 1,1-1,5% della popolazione di cui un range del 6-16% soffre di obesità e uno che oscilla fra il 5 e il 44% soffre comunque di altri disturbi alimentari.

Come tanti disturbi dell’alimentazione, è importante che venga portato all’attenzione di chi lo sperimenta ma, per vergogna o per scarsa conoscenza, non lo identifica come un vero e proprio disturbo del benessere mentale e fisico.

 

Che cos’è la sindrome da alimentazione notturna

Volendo illustrarla in termini medici, la sindrome da alimentazione notturna non si può ricollegare neppure al cosiddetto disturbo da binge eating o “da alimentazione incontrollata”, ad altri disturbi o ad abusi di sostanze o farmaci.

La sindrome da alimentazione notturna si identifica come un disturbo alimentare caratterizzato da ripetuti risvegli notturni, durante i quali il soggetto esegue frequenti spuntini, per lo più a base di carboidrati, autoconvincendosi di non riuscire a ritornare a dormire senza l’assunzione di cibi tutt’altro che vegetariani.

Può infatti impressionare il dato secondo il quale chi è affetto da sindrome da alimentazione notturna assume circa il 25% del fabbisogno giornaliero di calorie durante la notte.

 

Le possibili cause

Va sottolineato che si tratta di un disturbo scollegato da altri disturbi alimentari, quali l’anoressia, la bulimia o il binge eating. Non sono loro, quindi, le cause dirette della sindrome da alimentazione notturna. Semmai, si possono individuare più frequentemente i sintomi della sindrome da alimentazione notturna in soggetti affetti da anoressia, bulimia, obesità e anche depressione.

Come spesso accade, i fattori di stimolo o che comunque si ritrovano a configurarsi come concausa sono lo stress e l’aumento di peso, tali da accentuare i sintomi della sindrome da alimentazione notturna.

Inoltre, è frequente individuare la presenza della sindrome da alimentazione notturna in soggetti affetti da insonnia e da altri disturbi alimentari, a dimostrazione dell’esistenza di una correlazione.

Come superare la sindrome da alimentazione notturna

La sindrome da alimentazione notturna, come molti altri disturbi legati all’alimentazione, è legata ai cambiamenti avvenuti all’interno della nostra società, all’aumento dei ritmi di vita, a possibili esperienze di vita traumatiche e all’iniqua distribuzione delle risorse alimentari fra Paesi sviluppati e Paesi meno sviluppati.

Viene spesso indicato, quale rimedio più efficace per il superamento dei casi più importanti, la terapia farmacologica a base di SSRIs, gli inibitori selettivi della serotonina. Il sistema serotoninergico é, infatti, coinvolto nell’organizzazione del senso della fame e nella relazione con il cibo.

Ma cosa deve realmente cambiare in una così grande fetta di popolazione, la quale soffre di un disturbo che conduce ad un eccesso di alimentazione e ad uno squilibrio nell’assunzione di cibo? Cosa vale la pena prendere in considerazione, proprio nel giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione?

 

Come rieducare e rieducarsi al tema del cibo?

La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, è certificata come adeguata nella cura di molti disturbi psichiatrici, come la depressione, i disturbi del sonno e gli altri disturbi alimentari.

Gli studiosi Allison, Lundgren e Stunkard hanno suggerito una particolare organizzazione per la terapia relativa al trattamento della sindrome da alimentazione notturna, basata su vari elementi: un percorso di rieducazione alimentare che pone le basi sull’automonitoraggio, sul raggiungimento degli obiettivi, sul controllo del peso e, perché no, su specifici programmi alimentari e di relax muscolare, respirazione e attività motoria.

Si deve, innanzitutto, prendere coscienza della problematica e iniziare a comprendere l’importanza di un’alimentazione bilanciata e che eviti gli sprechi di cibo e bevande, organizzando i pasti in maniera consapevole, magari privilegiando alimenti vegetariani e concentrando l’assunzione della maggior quantità di calorie durante il giorno.

Inoltre, per fronteggiare la sindrome da alimentazione notturna ed eventualmente prevenirla, potrebbe rivelarsi utile eliminare la caffeina e non bere alcolici prima di dormire, provare a vivere le proprie giornate in maniera non eccessivamente stressante, fare attività fisica ed utilizzare le ore serali per riposare e non per lavorare, non eccedere nel consumo di calorie e mantenersi attivi in generale.

Ogni strategia può paradossalmente rivelarsi inefficace, se non correlata ad un’attenta azione di rieducazione sociale e personale sul tema dell’alimentazione, che oggi più che mai si rivela centrale, sia in relazione alle questioni sulla povertà e sulla malnutrizione che affliggono ancora troppe zone del mondo, sia in relazione alla salute e al benessere della nostra persona.

Michela Ludovici

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